Fiumi di coca dal Sudamerica per inondare l’Europa e non solo: decapitati i Gallace
Un’organizzazione internazionale di stampo ‘ndranghetistico, avanzata tecnologicamente e con ramificazioni e contatti in tutto il mondo, in grado di muovere ingenti quantitativi di droga via mare.
È questo il quadro delineato dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che questa mattina ha fatto scattare l’operazione “Molo 13” (QUI), che visto impegnato un imponente dispiegamento di forze, oltre 150 militari della Guardia di Finanza che hanno operato tra Calabria, Sicilia, Puglia, Lazio, Toscana, Liguria, Piemonte e Lombardia.
Venti i soggetti tratti in arresto, diciannove in carcere ed uno ai domiciliari (QUI I NOMI), accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, e che si somma ad un’ulteriore operazione della Dda di Firenze che ha colpito, nello specifico, i presunti membri del sodalizio attivi in Toscana (QUI).
‘NDRANGHETA INTERLOCUTRICE DIRETTA
Alla base dell’ingegnoso sistema di traffico internazionale di droga si troverebbero, come emerso dalle indagini, alcuni esponenti di spicco della cosca di ‘ndrangheta riconducibile alla famiglia Gallace, operante nel territorio di Guardavalle.
A loro il compito di “intermediari” con il Sud America, dove gestivano e mantenevano contatti in Colombia e Brasile per organizzare le importazioni di ingenti quantitativi di stupefacente, che veniva poi “piazzati” non solo in Europa, ma anche in Nuova Zelanda ed in Australia.
Un sistema ben rodato che ha permesso alla cosca, nel corso dell’ultimo decennio, di consolidarsi come una vera e propria impresa criminale, che anche tramite altre attività illecite di imporsi lentamente sul territorio della fascia jonica tra Catanzaro e Reggio Calabria, riuscendo a sfruttare le numerose “amicizie” nel resto d’Italia, specialmente nel Lazio, in Toscana ed in Lombardia.
LE COMUNICAZIONI CRIPTATE
Le numerose comunicazioni, sia tramite messaggistica che tramite email, avvenivano prendendo diverse precauzioni informatiche.
Impiegate sistematicamente schede sim straniere che utilizzavano solo dati criptati, passando attraverso un server appositamente creato in Costa Rica.
Tramite questo servizio i vari membri del sodalizio riuscivano a comunicare senza timore e con relativa tranquillità, certi di essere lontani da occhi indiscreti.
Ad aumentare ulteriormente il livello di sicurezza, l’utilizzo di una chiave crittografata denominata “PGP”: sostanzialmente, ogni messaggio inviato veniva codificato, e solo chi era in possesso di tale chiave riusciva a decodificarlo e leggerlo in chiaro.
Il sistema è stato però individuato dal Nucleo Economico-Finanziario di Catanzaro e dallo Scico, che dopo diversi mesi sono riusciti a decodificare la chiave utilizzata ed a leggere in chiaro i vari messaggi, identificando i vari soggetti collegati al traffico.
LE PARTITE MILIONARIE
L’indagine nasce dal rinvenimento di oltre 150 chili di cocaina sequestrati nel maggio del 2017 presso il porto di Livorno. Grazie alla decrittazione delle comunicazioni, è emerso come l’ordine fosse partito dal porto di Cartaghena, in Colombia, e fosse inizialmente diretto a Barcellona, per poi però giungere fino nello scalo toscano, dove è stato scoperto.
Il “punto di forza” dei Gallace consisteva proprio nella grandezza delle forniture, che potevano garantire partite letteralmente milionarie.
Nel corso dell’attività investigativa sarebbe emerso almeno un ordine di oltre 1.200 chili di cocaina direttamente dalla Colombia, che sarebbe dovuto essere smistato dall’organizzazione tra Australia, Nuova Zelanda, Turchia, Regno Unito e Slovenia.
Il sistema però è stato smascherato, ed oltre ai venti soggetti finiti in manette la Guardia di Finanza ha provveduto a sequestrare beni per oltre 4 milioni di euro, tra ville, fabbricati, società, automezzi e rapporti bancari.