Cattura Morabito, il procuratore Bombardieri: “Era ancora un broker della droga”

Reggio Calabria Cronaca

Ha continuato a vivere come se non fosse ricercato, tra spiaggia e locali pubblici, Rocco Morabito, il super latitante arrestato ieri sera in Brasile (QUI).

Ma come ha raccontato il procuratore capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, “U Tamunga” - così come è noto - “ha continuato a fare il broker internazionale di droga” e in tutto questo tempo “non ha smesso di fare il suo business”.

Gli arresti di Morabito e Vincenzo Pasquino, ha proseguito il procuratore capo, sono quindi di “grandissima importanza”.

L’ormai ex latitante di Africo, rappresenta infatti “un riferimento internazionale nell’ambito del traffico di sostanze stupefacenti”; condannato a una pena di oltre 30 anni per traffico di droga dalle autorità giudiziarie di Milano, di Palermo e di Reggio Calabria.

Era stato tratto in arresto nel 2017 (QUI), poi, poco prima della sentenza di estradizione si si era dato alla fuga. “Essere riusciti ad assicurarlo alla giustizia è per l’Italia un importante gesto di collaborazione e cooperazione internazionale” ha evidenziato ancora Bombardieri.

Le indagini per arrivare alla cattura sono durate due anni, come ha spiegato invece dal comandante del Ros dei Carabinieri, Pasquale Angelosanto, una indagine molto intensa, con momenti di stasi, tutto si è sbloccato mercoledì scorso perché dalle attività che avevamo in Calabria, abbiamo avuto percezione di alcuni spostamenti verso il Sud America.”

“La macchina - ha proseguito l’ufficiale - si è mossa in moto in maniera molto rapida e in costante confronto con i nostri partner internazionali, ha consentito di sbloccare la situazione nell’arco di nemmeno tre giorni dal nostro arrivo in Brasile. I colleghi brasiliani sono stati rapidissimi a operare, l’arresto dei due latitanti è avvenuto all’interno di un’abitazione dove è stata rinvenuta documentazione che pare di interesse, schede telefoniche e telefonini e documenti che saranno analizzati nelle prossime ore”.

Morabito era in Brasile dove viveva sotto falso nome e con un’attività di copertura. Era infatti un imprenditore nel settore della produzione e del commercio all’ingrosso di soia.

In Brasile continuava però a comandare sul traffico di droga, tanto che, come ha evidenziato ancora Angelosanto era solito incontrare persone vicine alla ‘ndrangheta di altri locali.

Alla conferenza stampa organizzata per illustrare i dettagli dell’operazione, alla presenza anche del procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, Bombardieri ha fatto riferimento all’operazione definita “da manuale perché grazie alla collaborazione tra le Dda di Reggio e Torino, del comando provinciale di Reggio, del gruppo di Locri, della polizia giudiziaria brasiliana, uruguaiana e di tutte le forze coinvolte nel progetto “I can”, sono stati assicurati alla giustizia i due importanti ricercato.

Sulla figura di Pasquino si è soffermato proprio il Procuratore nazionale De Raho definendolo “un soggetto di grande importanza raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Torino su richiesta del procuratore della Repubblica di Torino. Ugualmente soggetto di grande significato e importanza internazionale, gestore di traffici internazionali”.

Ha quindi parlato di una giornata importante per l’Italia e quanti hanno con noi contribuito a questo risultato con il sostegno importantissimo dell’Fbi, della Dea, di tutti gli organismi che hanno collaborato per arrivare a questo importantissimo risultato”.

Soddisfatto anche il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che si è complimentata con “l’Arma dei Carabinieri e il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia della Criminalpol per l’operazione, coordinata dalle procure antimafia di Reggio Calabria e Torino, che ha condotto all’arresto di Rocco Morabito nel nord del Brasile”, ha detto.

“Ancora una volta la determinazione, la dedizione e la professionalità di tutti gli investigatori coinvolti - ha sottolineato la titolare del Viminale - hanno consentito di assicurare alla giustizia, dopo due anni di complesse e articolate indagini, l’esponente di primissimo piano della ‘ndrangheta, considerato il secondo latitante più pericoloso dopo Matteo Messina Denaro, e insieme a lui, Vincenzo Pasquino, personaggio di spicco del narcotraffico internazionale e inserito nell'elenco del Viminale dei latitanti più pericolosi”.

Lamorgese, riferendosi all’operazione e al grande sforzo di cooperazione, ha aggiunto che si tratta di “un risultato straordinario che dimostra la capacità di magistratura e Forze dell’ordine di contrastare in modo efficace la criminalità organizzata e le sue ramificazioni internazionali grazie alla proficua e intensa collaborazione di polizia sviluppata nell’ambito del progetto “I can”, per intensificare lo sforzo comune nella lotta alla ‘ndrangheta e a tutti i suoi interessi illeciti transnazionali”, per poi sottolineare “l’impegno quotidiano concreto per garantire legalità e sicurezza”.

(ultimo aggiornamento 18:37)