Inchiesta Petrolmafie, abbreviato: diciannove condanne e tre assoluzioni

Vibo Valentia Cronaca

Il Gup di Catanzaro, Paola Ciriaco, ha inflitto diciannove condanne ed ha assolto tre degli imputati a processo col rito abbreviato scaturito dall’inchiesta “Petrolmafie Spa” (QUI) sui presunti illeciti dei clan vibonese nel settore del commercio di carburanti, un business stimato allora in circa un miliardo di euro (QUI).

Sono così 6 gli anni di reclusione, oltre a 6 mila euro di multa, inflitti a Pasquale Gallone (l’accusa ne aveva chiesti due in più), ritenuto braccio destro del boss mentre sono stati assolti Gregorio Giofrè, considerato elemento di spicco del locale di San Gregorio d’Ippona (per il quale la Dda ne aveva chiesti 8), e Filippo Fiarè e Marco Lione.

Il giudice distrettuale ha poi condannato Francescantonio Anello a 7 anni e 8 mila euro di multa; Giuseppe Barbieri a 6 anni e 6mila euro di multa; Gerardo Caparrotta, 4 anni e 3mila di multa; Armando Carvelli a 3 anni e 2 mesi, esclusa l’aggravante mafiosa; Giovanni Carvelli, 3 anni e 4 mesi, esclusa l’aggravante mafiosa; Vincenzo Zera Falduto, 2 anni e 10 mesi.

Ed ancora: Giocchino Falsaperla, 3 anni, 8 mesi e 10mila euro di multa, esclusa l’aggravante mafiosa; Luigi Agatino Lopez Murgia, 3 anni e 4 mesi; Giorgio Salvatore, 7 anni e 10 mesi; Gabriele La Barbera, 1 anno e 6 mesi, esclusa l’aggravante mafiosa; Giuseppe Mercadante, 4 anni e 2 mesi; Antonio Ricci, 2 anni e 6 mesi.

Inoltre: Daniele Prestanicola di Maierato, 7 anni e 8mila euro di multa; Domenico Rigillo, 7 anni e 10 mesi; Orazio Romeo, 5 anni; Alessandro Primo Tirendi, 6 anni e 8 mesi; Angelo Ucchino, 3 anni e 2 mesi; Salvatore Ucchino, 3 anni e 8 mesi. Le

Il gup ha anche disposto il risarcimento per le parti civili mentre altri 54 imputati coinvolti nella stessa indagine sono già stati rinviati a giudizio ad ottobre dell’anno scorso e per loro è in corso il processo dibattimentale davanti al tribunale collegiale di Vibo Valentia.

Le accuse contestate, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita, corruzione, evasione delle imposte e delle accise anche mediante emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, scambio elettorale politico-mafioso e turbata libertà degli incanti.