Call center Tim, i sindacati chiedono tavolo al Ministero e proclamano sciopero
Le Segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, considerato il peggioramento delle condizioni delle varie vertenze in corso su aziende operanti in ambito call center in outsourcing, hanno chiesto un incontro urgente al Ministero "al fine di individuare le opportune soluzioni, onde evitare ingenti impatti occupazionali. Come preannunciato nel corso dello scorso incontro del 22 febbraio, la situazione, nel sistema degli appalti customer care di Tim, sta degenerando mese su mese".
"In particolare: Abramo Cc in As, per il mese di marzo è stata effettuata una pianificazione dell’ammortizzatore sociale di circa il 60%. Con una condizione di incertezza totale anche sulla proroga delle attività, tenuto conto che ad oggi nonostante le rassicurazioni politiche in tal senso, i commissari straordinari non hanno fornito alcuna notizia in merito. In ogni caso anche in presenza formale di una proroga contrattuale, la carenza dei volumi certificata dall’ammortizzatore sociale programmato per il mese in corso, conferma le preoccupazioni sindacali circa una proroga farsa", sottolineano le sigle.
"Callmat ha avviato formalmente la richiesta di ammortizzatore sociale, in attesa di convocazione presso il Ministero del Lavoro, con percentuali di cassa integrazione a partire dal 30% con previsioni di innalzamento nei mesi futuri. Ennova e Konecta hanno annunciato cali di volumi sulle varie attività gestite per conto del committente Tim. In questa fase la riduzione di attività è gestita con utilizzo di istituti contrattuali che, terminando a breve, stante la conferma dei volumi comunicati per i prossimi mesi, sarà ineludibile l’avvio della richiesta di accesso agli ammortizzatori sociali", precisano.
"La situazione sta degenerando anche dal punto di vista della tenuta sociale nei territori impattati, Livorno, Roma, Pomezia, Matera, Montalto Uffugo, Rende, Crotone, Catanzaro, Palermo, Cagliari, Olbia pertanto al fine di sollecitare l’intervento di tutti gli attori coinvolti nella vertenza, istituzioni nazionali e locali, committenze ed outsourcing, a sostegno della rivendicazione sindacale per una piena e completa tutela occupazionale, le organizzazioni sindacali hanno proclamato un primo sciopero su base nazionale per il prossimo 18 marzo, per poi proseguire la mobilitazione - in assenza di soluzioni positive della vertenza - con ulteriori iniziative anche territoriali ed aziendali, da svolgersi tra i mesi di marzo e aprile", hanno concluso i sindacati.