Parla la Sos Humanity: “fermo illegittimo basato su accuse false. Evidenti storture della legge”
È iniziata con quasi mezz'ora di ritardo la conferenza stampa organizzata dalla Ong Sos Humanity all'indomani del sostanziale dissequestro disposto dal Tribunale di Crotone (LEGGI).
Un ritardo dovuto ad "intoppi burocratici" che avrebbero rallentato l'ingresso a bordo dell'imbarcazione Humanity 1 (ancora ormeggiata presso il Molo Giunti), sulla quale si è svolta l'annunciato incontro per protestare contro il fermo amministrativo (LEGGI) e, più in generale, contro le politiche migratorie dell'Italia.
Dopo il benvenuto a bordo, l'invito da parte della moderatrice Annika a riflettere: "in questo posto adesso siamo 30 persone, ma qui ce ne possono essere anche più di 100" riferendosi alle panche che ospitano i giornalisti, normalmente destinati ai migranti soccorsi in mare.
"Noi però non dovremmo essere qui, in porto, noi dovremmo essere in mare": una premessa che annuncia il tenore del discorso, con il quale l'equipaggio vuole "far capire praticamente" le problematiche che affronta nel salvataggio.
Dibattito che inizia con le parole di Laura Gorriahn, che spiega come tutte le navi umanitarie fermate nelle ultime settimane in Italia siano state "sottoposte ad un fermo illegittimo".
Questo vuol dire che "così le nave non possono prestare soccorso in mare" laddove ce n'è bisogno, causando conseguentemente la morte di decine di migranti."La nostra nave è stata sottoposta a fermo amministrativo il 4 di marzo dopo aver sbarcato 77 persone nel porto di Crotone (LEGGI)" ricorda.
LE FALSE RISCOSTRUZIONI
"Il nostro fermo era basato su ricostruzioni false: siamo stati accusati di non aver seguito le indicazioni della guardia costiera libica. Non è vero" sottolinea con forza la presidente dell’organizzazione.
"Noi - prosegue - siamo stati i primi a rispondere a quella segnalazioni di emergenza ed i primi ad arrivare sul posto. C'erano tre imbarcazioni in difficoltà. Eravamo già li quando, all'improvviso, un piccolo gommone libico è giunto sulla scena. Sostanzialmente persone armate hanno preso il controllo di due imbarcazioni in difficoltà con manovre spericolate, costringendo le persone a cadere o a saltare in acqua. La cosa grave è che hanno sparato dei colpi in acqua vicino ai gommoni. E in ultimo l'equipaggio è stato minacciato con i fucili e costretto ad abbandonare la scena che fino a poco prima era sotto controllo".
"Benché avessimo raccolto molteplici prove che testimoniavano la falsità delle accuse, siamo stati comunque sottoposti a fermo amministrativo per 15 giorni finché ieri il Tribunale di Crotone ha riconosciuto le nostre ragioni" sottolinea Laura, che poi ribadisce: "Anche se siamo contenti della decisione siamo rimasti fermi per molto tempo. Per questo chiediamo di interrompere la procedura del fermo illegittimo delle navi da soccorso, che vengono svolti nelle acque internazionali. Il fermo amministrativo rappresenta una evidente interruzione delle operazioni di salvataggio, che causa la morte di molte persone".
FERMARE LA GUARDIA COSTIERA LIBICA
"Allo stesso tempo, chiediamo all'Unione Europea di smettere di finanziare la Guardia Costieria libica" perché, sostanzialmente, "le loro azioni mettono in pericolo le persone, non le salvano".
"Chiediamo infine di smettere di fornire unità navali ed attrezzature a queste persone. La motovedetta che ci ha attaccato è stata donata dall'Italia alla Libia l'estate scorsa. Prestare assistenza non è un crimine, ma un dovere".
Stesso concetto ribadito dal comandante Leo, che ha sostenuto di "non aver infranto alcuna legge e di aver agito secondo il diritto internazionale. Siamo contenti della decisione, ma è una vergogna che siamo rimasti fermi per due settimane e che il sistema funzioni in questo modo, dato che permette il fermo amministrativo senza alcuna valida ragione".
"Ovviamente c'è una stortura in questi fermi, perché le conseguenze di questi blocchi noi le subiamo. Auspichiamo che questa decisione possa mettere in luce tutte queste storture prodotte dalla legge italiana" spiega poi Laura rispondendo in merito ad una domanda sul Decreto Piantedosi.
"È in corso una petizione internazionale contro questo decreto, e speriamo che la Commissione Europea possa presto esaminare i documenti presentati ed esprimersi in merito".
"Noi operiamo seguendo delle precise leggi internazionali, e cooperiamo con tutti. Non ci sono dunque le ragioni per questi fermi" prosegue il capitano rispondento alle domande dei cronisti, affermando che questi fermi sono doppiamente gravi dopo i fatti di Cutro (QUI).
"Noi riteniamo di avere le carte in regola e di avere tutte le ragioni per contestare questo decreto. Speriamo che l'Europa si esprima allo stesso modo, e riproponga un programma di salvataggio comune come Marenostrum".
Sempre il capitano ha infine annunciato di essere quasi pronto a salpare, e verosimilmente la Humanity 1 lascerà il porto di Crotone già domani, 20 marzo.