Auto sparite e riscatti per riaverle: a Cosenza c’era un banda “stabile e radicata”
Grazie a dei “rituali collaudati” che prevedevano l’individuazione del mezzo da trafugare, il reperimento delle attrezzature utili, la custodia del veicolo dopo il suo furto (che avveniva in siti di stoccaggio decentrati) e la successiva richiesta di soldi alla vittima, sarebbero riusciti a mettere a segno una serie di furti d’auto, per poi, appunto chiederne il riscatto ai proprietari desiderosi di vedersi restituire i propri mezzi spariti e su cui, forse, nutrivano poche speranze di poterli rivedere intatti.
È quanto spiegano gli investigatori dei Carabinieri di Cosenza, che stamani hanno fatto scattare un’operazione che ha visto sei persone raggiunte da una misura cautelare emessa dal Gip su richiesta della Procura cittadina (QUI), e ritenute coinvolte in questo giro ormai più che noto come il “cavallo di ritorno”.
In due sono così finite in carcere, tre ai domiciliari e un’altra sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. A cinque di loro si contesta il reato associativo, il 416 del codice penale: secondo gli inquirenti avrebbero cioè costituito un’organizzazione, definita come stabile e radicata, in un’aerea ad alta densità criminale della città, via degli Stadi, con tanto di chiara suddivisione dei ruoli.
Gli investigatori hanno fatto ricorso sia ad intercettazioni che servizi di osservazione e si dicono convinti di aver fatto luce sull’esistenza del gruppo criminale, che operava appunto “con serialità”.
I primi furti risalirebbero al 2023 e finora ne sono stati documentati ben 18 con almeno tre estorsioni correlate. Nel corso dell’indagine sono state arrestate in flagranza tre persone, il 29 dicembre scorso, per tentato furto aggravato in concorso, a Rende, una delle quali figura tra gli indagati oggi finiti in carcere e due ai domiciliari.
Nello stesso contesto operativo, sono state eseguite perquisizioni personali, domiciliari e locali a carico di altri otto indagati, ai quali è stato notificato l’invito a rendere “interrogatorio preventivo”, così come prevede la nuova normativa.
L’operazione è stata condotta dai carabinieri della Compagnia di Cosenza con il supporto dei colleghi dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria e delle Sos/Sio del 14° Battaglione Carabinieri Calabria di Vibo Valentia.