‘Ndrangheta, omicidio Pezzulli: ucciso per avere preso soldi cosche
Ucciso perchè avrebbe sottratto circa 800 milioni di vecchie lire dalla cassa delle cosche di Cosenza. Per questo, sarebbe stato trucidato con undici colpi di pistola, determinando di fatto anche un accordo tra le 'ndrine della citta' bruzia. Nove anni dopo l'omicidio di Carmine Pezzulli, avvenuto a Cosenza il 22 luglio 2002, arrivano le ordinanze di custodia cautelare in carcere per mandanti ed esecutori. In manette Domenico Cicero, 54 anni, di Cosenza, gia' detenuto per altra causa al regime del 41 bis; Francesco Chirillo, 43, di Paterno Calabro, e Davide Aiello, 48, di Rende. Indagini approfondite, una rilettura delle intercettazioni dell'epoca e le dichiarazioni di sei collaboratori di giustizia, hanno permesso di individuare il gruppo che decreto' e porto' a termine l'assassinio, commesso in pieno giorno, nel centro di Cosenza, forse proprio per dare un segnale chiaro a chi osava commettere "sgarri" nei confronti della 'ndrangheta.
L'operazione e' stata portata a termine dalla Direzione investigativa antimafia di Catanzaro, coordinata dalla Dda di Catanzaro e dalla Procura di Cosenza, con il provvedimento di richiesta che porta la firma del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e del sostituto Salvatore Di Maio, e il via libera del gip di Catanzaro Maria Rosaria Di Girolamo. Gli arresti seguono il filone investigativo dell'operazione "Terminator" che, nel 2009, aveva fatto luce proprio su alcuni omicidi di mafia nel Cosentino. I particolari dell'operazione sono stati resi noti stamani, nel corso di una conferenza stampa che si e' svolta a Catanzaro, nella sede della Dia, alla presenza del procuratore aggiunto di Catanzaro, Borrelli, del procuratore aggiunto di Cosenza, Domenico Airoma, dei dirigenti della Dia Francesco Falbo e Antonino Cannarella. Oltre all'omicidio, ai tre arrestati e' contestata anche l' aggravante mafiosa.
Si tratta, hanno evidenziato tra l'altro gli inquirenti, di tre personaggi di spicco che rappresentano altrettante cosche del Cosentino. Secondo le indagini, Cicero, considerato a capo dell'omonima cosca di Cosenza, sarebbe il mandante dell'omicidio insieme a Carmine Chirillo (morto suicida in carcere) e al fratello Francesco, che avrebbe anche organizzato la fase dell' assassinio che sarebbe stato compiuto materialmente da Aiello. Resta da identificare il complice che guidava la moto che ha affiancato l'auto della vittima ferma al semaforo. Chirillo era il capo dell'omonima famiglia di Paterno Calabro, mentre Aiello avrebbe agito per conto della cosca Lanzino di Rende.
E proprio questa, secondo gli inquirenti, sarebbe la dimostrazione che l' omicidio avrebbe anche sancito la pax mafiosa tra le organizzazioni criminali del Cosentino, ancora attiva. Infatti, secondo il procuratore Borrelli, "la vicenda delittuosa sancisce il fatto che Cosenza e' gestita in totale assenza di conflittualita', grazie all'alleanza tra le cosche Cicero, Lanzino e Chirillo, ma anche con altre non ancora riconosciute tali ma che operano nel territorio". Borrelli ha anche lanciato l'allarme estorsioni e racket a Cosenza, mentre il procuratore aggiunto di Cosenza ha sottolineato che "i problemi di questo territorio non possono essere risolti in una logica provinciale, ma serve un ampio coordinamento costante tra la Procura di Cosenza e la Dda". Gli ufficiali della Dia, Falbo e Cannarella, nel ricostruire le indagini hanno evidenziato che "la Dia ha come primo obiettivo l'aggressione ai patrimoni e ha il dovere di ottimizzare e qualificare le non numerose risorse intervenendo con determinate strategie".
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