Cosca Alvaro. Sequestrati beni per 12 milioni di euro

Reggio Calabria Cronaca

I Finanzieri del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, unitamente ai colleghi del Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata di Roma, nel corso della mattinata odierna, hanno sottoposto a confisca beni per un valore di stima pari a Euro 11.700.000, riconducibili ad Carmine Alvaro 58 anni, inteso “U Cupirtuni”, reggente dell'omonima cosca di 'ndrangheta - più nota come “CARNI I CANI” - notoriamente egemone in Sinopoli (RC) e comuni limitrofi e con importanti ramificazioni nella Capitale. Il boss Carmine Alvaro, attualmente recluso presso la Casa Circondariale di Spoleto in regime di 41 bis, ricevette il “bastone del comando” dal noto Domenico Alvaro 74 anni alias “Micu U Scagghiuni” - considerato vecchio patriarca della ‘ndrangheta – il quale mantenne, tuttavia, l’importante ruolo di mentore e “consigliori” del nuovo reggente. Proprio all’ Carmine Alvaro facevano riferimento gli altri gruppi familiari degli ALVARO, variamente soprannominati, come i “Paiechi”, i “Merri”, i “Furgiari”, i “Pallunari”. In aggiunta, la caratura criminale del boss Carmine Alvaro gli consentiva di avere un ruolo importante anche nei rapporti con i rappresentanti della nota e potente cosca Tegano di Reggio Calabria, con particolare riferimento alla cessione di armi ed esplosivi a Paolo Schimizzi (attualmente irreperibile, ma presumibile vittima di lupara bianca). Il provvedimento – disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria su precedente richiesta del Procuratore Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria Dott. Giuseppe Pignatone – è conseguente alle operazioni convenzionalmente denominate “MATRIOSKA” e “MATRIOSKA 2”, rispettivamente eseguite dalle Fiamme Gialle del G.I.C.O. in data 13.5.2010 e 3.8.2010, con le quali erano già stati cautelati i beni oggetto dell’odierna confisca.

I beni interessati dal provvedimento, oltre a somme in contante, sono i seguenti:

- 32 uliveti siti nel Comune di Sinopoli (RC) e 4 terreni siti nel Comune di Roma;

- 1 fabbricato multipiano abusivo, di notevole valore sito in Roma e formalmente di proprietà del Comune di Roma;

- 1 società olivicola;

Si tratta di terreni di cui la cosca Alvaro ottenne la disponibilità non sulla base di negozi giuridici ordinari, ma sfruttando a suo vantaggio la forza intimidatrice della medesima cosca: una vera e propria espropriazione forzata, senza la corresponsione di alcuna indennità. Le indagini avevano documentato come, pur non avendo alcun titolo formale giustificativo del possesso di tali terreni, la medesima cosca avesse addirittura percepito contributi comunitari per svariate centinaia di migliaia di euro.