Marcello Praticò su autosospensione di Zurlo dal Pdl
Riceviamo e pubblichiamo comunicato di Marcello Praticò
"Anche oggi il silenzio si fa sentire. Qualche timido, generico attestato di solidarietà ma nessuna reazione concreta all’autosospensione dal PDL del presidente Stano Zurlo. Eppure le motivazioni di Zurlo non sembrano di poco conto. Non si tratta né di rottura di equilibri politici, né tantomeno di misere questioni personali. Un gesto di grande autentica “nobiltà“ capace di ridare forza e dignità ad una politica sempre più indebolita e screditata da una miriade di “pendolari” in cerca di ben remunerate collocazioni. Si tratta di un argomento che riguarda l’intera comunità provinciale, gente che vive, lavora e soffre; quella che vota ed elegge consiglieri regionali, parlamentari e senatori che, benché al Governo, anziché dare risposte presentano interrogazioni. Da chi sta in un partito di governo alla Regione, alla Camera, o al Senato, ci si aspettano risposte concrete non domande. Ma questa è altra storia. Tornando all’autosospensione di Zurlo, il messaggio è stato chiaro e semplice ma altrettanto forte e accompagnato da uno schietto “j’accuse” nei confronti del Governo centrale sempre più schiavo dei tatticismi leghisti. E’ del tutto comprensibile la sua stanchezza,come anche la sua delusione di fronte ad un partito che ad ogni livello ha dimostrato una evidente incapacità di fare scelte che avessero una direzione politica precisa e chiara. L’autosospensione di Zurlo in un partito che avesse a cuore le sorti della Provincia avrebbero dovuto rappresentare il primo atto di una reazione a catena della quale non avrebbero potuto non tener conto i vertici regionali e nazionali. Il presidente regionale del partito nonché presidente della Giunta regionale della Calabria perde una Provincia con la stessa leggerezza con cui si perde la birra in una partita a briscola. Non una parola, una telefonata, un qualsiasi gesto per capire cosa ci fosse realmente dietro una decisione così estrema e se davvero si tratti di decisione estrema. A livello locale e provinciale poi, ancora peggio. Quasi che questo passo fosse atteso da molti. Nella mediocrità assoluta di una classe dirigente inconcludente ed autoreferenziale l’uscita di Zurlo (se così dovesse essere) viene vista come un’opportunità in più per chi non riuscirebbe a fare il consigliere comunale neanche in un piccolo centro della periferia. E’ la logica che ha sempre ispirato i mediocri di ogni partito; se c’è qualcosa da spartire meno siamo meglio è. Le dimissioni dal suo partito di un presidente della Provincia sia esso Zurlo o X o Y dovevano servire ad aprire un dibattito serio all’interno, ma anche un confronto tra tutte le forze politiche di maggioranza o di opposizione rappresentate all’interno del Consiglio provinciale. E invece niente. Silenzio assoluto. E’ il segnale inequivocabile del processo di decadenza ormai irreversibile della politica locale sempre col “cappello in mano” a chiedere elemosine ed ottenere briciole anziché rivendicare con orgoglio l’appartenenza ad una terra nobile ed antica che per secoli e fino agli ultimi decenni ha saputo dare dignità alla Calabria intera. Zurlo ha tracciato la via, ha scelto il percorso più difficile ma più dignitoso per portare a termine il suo mandato. Libero da vincoli ideologici e solo votato a garantire il miglioramento delle condizioni di vivibilità di questa disastrata provincia."
Le opinioni espresse in questa pagina non impegnano in alcun modo la nostra testata rispecchiando esclusivamente il pensiero dell’autore a cui viene rimandata ogni responsabilità per quanto in essa contenuto.