La Ra.Gi. Onlus di Catanzaro sulla seconda giornata dei testimoni di giustizia
“Ne è valsa davvero la pena. Abbiamo appreso una grande lezione di vita perché ascoltando la sofferenza degli altri abbiamo guardato in faccia la normalità e non la pazzia della vita”.
A parlare sono alcuni dei ragazzi incontrati durante il progetto “Soli Mai più” e che, insieme agli operatori della Ra.Gi. erano presenti venerdì mattina alla seconda giornata dei Testimoni di Giustizia organizzata dalla Fondazione Caporale.
Sabato pomeriggio il gruppo si è incontrato al centro di aggregazione PoliValiamo di via Fares e, insieme al sociologo Mauro Vitaliano ed alla psicologa Giusy Genovese, presente anche il presidente dell’associazione Elena Sodano, hanno dato vita ad un momento di incontro e di confronto su quello che sono state le impressioni e le emozioni “sentite” durante l’incontro. Ne è scaturita una lettera aperta da parte dei ragazzi al presidente della Fondazione Caporale Fulvio Scarpino. “Gentile presidente ci sono moltissime iniziative che vengono realizzate in città per “smuovere le coscienze giovanili” ma poche restano impresse come l’emozione della signora Pina Buonocore o la rabbia del signor Pino Masciari o la delusione del signor Cariati. Noi ragazzi siamo abituati ad un mondo in cui chi non irradia una forza di esibizione e di attrazione più intensa degli altri, chi non si mette in mostra e non è irraggiato dalla luce della pubblicità o delle passerelle mediatiche, non ha la forza di sollecitarci, di lui neppure ci accorgiamo, il suo richiamo non lo avvertiamo, non ci lasciamo coinvolgere, non lo usiamo, non lo imitiamo. Le passioncelle generiche e quotidiane sfiorano le nostre anime assopite ma di certo non le risvegliano. Forse non ne hanno più la forza perché sono state messe a tacere da quell’ideale di vita che viene spacciato per equilibrio e buona educazione, mentre invece è sonno, dimenticanza di se, conformismo. Grazie alla sua iniziativa e grazie alle testimonianze dirette, ci siamo invece scontrati con cuori forti e coraggiosi che hanno animato scelte molto importanti come la “propria morte”, scelte in favore della libertà e della verità che hanno lasciato una traccia, che hanno avuto la forza di cambiare se non la storia ma di certo un pensiero. E siamo certi, tutti i pensieri dei ragazzi presenti venerdì mattina al Casalinuovo avevano un altro spessore tornando a casa. Abbiamo capito che bisogna attraversare e non evitare il dolore. Quello proprio e quello altrui, perché il dolore appartiene alla vita proprio come la felicità. Non il dolore come pegno della vita eterna, ma il dolore come inevitabile presenza della vita, come fatica del quotidiano, come oscurità dello sguardo che non vede via d’uscita. Eppure la cerca, perchè sa che il buio della notte non è l’unico colore del cielo. Quindi grazie e ci auguriamo che questa non sia la sola e l’unica esperienza”. Ai ringraziamenti dei ragazzi si aggiunge un suggerimento della presidente della Ra.Gi.
“Sarebbe interessante realizzare un momento di incontro con tutti i ragazzi che hanno partecipato alla manifestazione per ascoltare quello che questa forte esperienza ha suscitato in loro. In quella occasione la loro emotività è stata non solo sollecitata ma anche educata e se vogliamo una società migliore l’emotività dei ragazzi deve essere educata anche con momenti intensi come questi. Diceva Nietzsche “Tutto quello che non mi fa morire mi rende più forte” allora di forza d’animo hanno bisogno i giovani. La loro storia non racconta più la vita dei loro padri e spesso la parola che i padri rivolgono ai figli è insicura e incerta. I loro sguardi si incontrano ma spesso solo per evitarsi mentre al convegno ho visto occhi umidi che si incontravano e che lei gentile presidente dovrebbe tenere vivi”. Il sociologo Vitaliano afferma” Ho assistito ad un momento di grande apprendimento con tanta gratificazione emotiva. Se i modelli educativi restano contenuti della mente senza diventare spunti formativi per il cuore esso comincerà a vagare senza orizzonte in quel nulla inquieto e depresso che neppure il baccano della musica giovanile riesce a mascherare. Quando parlo di cuore parlo di quella forza disordinata e propulsiva senza la quale gli adolescenti non possono vivere. E il sapere, la conoscenza non deve comprimere questa forza ma porsi al suo servizio. Infine resta la vita e il sapere è lo strumento per meglio esprimerla”.