Caso Bergamini, le indagini verso la chiusura
È ormai una questione di giorni, se non addirittura di ore: le nuove indagini sul caso Bergamini, avviate dalla procura di Castrovillari sull’ipotesi che quello del calciatore del Cosenza non fu suicidio ma piuttosto omicidio volontario, sono di fatto complete. È prevista a breve una ultima riunione operativa tra i due magistrati che si occupano del caso– il procuratore capo Franco Giacomantonio e il sostituto procuratore Maria Grazia Anastasia – e gli ufficiali del nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Cosenza. Agli uomini in divisa spetta il compito di consegnare e illustrare tutti gli esiti investigativi ai quali sono arrivati; ai magistrati il compito di tradurre qui risultati in una formula giudiziaria, in un capo di imputazione. Si può anticipare senza temere di essere smentiti che quando carabinieri e procuratori si incontreranno al secondo piano del palazzo di giustizia di Castrovillari un dato sarà certo: Denis Bergamini, il pomeriggio del 18novembre 1989, non è morto a seguito dell’investimento e del trascinamento del camion sotto il quale si sarebbe lanciato per uccidersi. Poco altro si diranno carabinieri e magistrati.
Il resto sta scritto nelle perizie che la procura ha chiesto di eseguire al Ris di Messina e ai medici legali.I carabinieri in camice bianco - lo ricordiamo – hanno effettuato una serie dei riscontri sulla Maserati del calciatore, sulle scarpe, l’orologio e la catenina che Denis indossava quel pomeriggio, i cui esiti sono stati depositati in procura nelle settimane scorse: sulla Maserati non c’è traccia di droga di cui si è parlato a proposito di un possibile traffico di stupefacenti in cui il calciatore poteva essere rimasto coinvolto; né sulle scarpe, la catenina e l’orologio ci sono segni compatibili con la dinamica del suicidio raccontata dai due testimoni chiave del primo processo: Raffaele Pisano, l’auto trasportatore alla guida del camion carico di mandarini diretto a Milano che lo investe e Isabella Internò, l’ex fidanzata di Denis che è sul luogo del “suicidio” per esserci arrivata –così risulta agli atti - con il calciatore in preda al desiderio incontrollabile di lasciare l’Italia con un imbarco da Taranto. I due hanno sempre raccontato che Denis si era gettato a pesce sotto il camion e il suo corpo è stato trascinato per oltre cinquantina di metri dal mezzo. Simili conferme sarebbero giunte anche dagli esiti delle perizie medico-legali di Roberto Testi, professore di medicina legale e criminalistica all’Università di Torino e direttore medicina legale dell’Asl del capoluogo piemontese, e di Giorgio Bolino, medico legale presso la Sapienza di Roma. Sulla base di fotografie, il referto finale e i reperti istologici conservati dopo la prima autopsia eseguita dal professore Francesco Maria Avato cinquanta giorni dopo il decesso di Denis, i due periti avrebbe confermando quanto già determinato da Avato ventitre anni fa. Avato parlava di “lesione di tipo addominale “ e “l’assenza di lesioni al capo, al torace, agli arti superiori, alle ginocchia … che conduce a ritenere verosimile l’ipotesi di schiacciamento da parte di un unico pneumatico del corpo disteso al suolo disteso con il capo verso la mezzeria stradale e quindi con le porzioni cranio-toraciche potenzialmente raggiungibili dal fondale dell’autocarro”. Insomma, ora che i magistrati di Castrovillari hanno tutto in mano è solo una questione di esegesi giuridica,cioè di interpretazione degli indizi di colpevolezza per arrivare alla formulazione di eventuali capi di imputazione a carico dei sospettati principali. Ma, al di là di ciò che verrà appurato circa il movente, i mandanti e gli esecutori di questo misterioso omicidio, un primo impagabile risultato è stato raggiunto dalla famiglia Bergamini: accertare che Denis, con tutta la sua voglia di vivere, mai avrebbe voluto uccidersi. Il padre Domizio, la mamma Maria e sorella Donata da ventitre anni vanno dicendo: “Denis è stato ammazzato“.
Ancora non è dato sapere quanto nella nuova inchiesta aperta a Castrovillari c’è sui possibili indagati; né quanto c’è finito della storia della casa affittata a Bergamini tre anni dopo la sua morte; né quanto c’è della precedente indagine sulla morte di Denis avviata nel 1994suiniziativa della questura di Cosenza ma poi mai andata avanti. Una cosa però già sembra assodata: in questa vicenda i misteri saranno sempre in numero superiore alle verità note.