Cosenza, operazione “Senza Terra”: i dettagli della Guardia di Finanza
Più di trecento Finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza stanno eseguendo, dalle prime luci dell’alba, nell’alto Ionio cosentino, nella sibaritide, tra Corigliano Calabro, Cassano allo Jonio, Rossano ed in altre regioni d’Italia, 37 misure cautelari personali (15 arresti domiciliari, 21 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria ed un obbligo di dimora) disposte dal GIP del Tribunale di Rossano su richiesta della locale Procura della Repubblica. Sono, inoltre, in corso 84 perquisizioni locali, nonché la notifica di provvedimenti di sequestro preventivo finalizzati alla confisca per equivalente per oltre 66 milioni di euro e di 92 avvisi di garanzia per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata e continuata ai danni dell’INPS, peculato, corruzione, abuso d’ufficio, falso, accesso abusivo a sistemi informatici e violazione della normativa in materia elettorale. E' quanto si legge in una nota del Comando provinciale di Cosenza della Guardia di Finanza.
Per la rilevante dimensione del fenomeno, quella portata alla luce oggi, è certamente una delle maggiori truffe consumate in Calabria ai danni dell’INPS, Ente che per il suo ruolo istituzionale di erogatore di prestazioni sociali di vario tipo, risulta spesso tra i soggetti maggiormente danneggiati da tale reato. Ed il settore agricolo rappresenta uno degli ambiti di più elevata criticità in considerazione del fatto che lo strumento della frode scoperto ha visto coinvolte diverse categorie di soggetti, imprenditori agricoli, sindacalisti, consulenti del lavoro, commercialisti, amministratori locali e falsi lavoratori, ognuno dei quali ha giocato un ruolo specifico nel meccanismo di drenaggio fraudolento delle risorse pubbliche. Le fattispecie concrete più ricorrenti nelle quali ci si è imbattuti hanno visto la presenza di aziende che impiegavano operai su terreni che per dimensione o tipologia sono risultati “inconsistenti” rispetto al numero di lavoratori e di giornate lavorative denunciate, oppure per la simulazione di rapporti lavorativi fittizi o di aziende fantasma. In sintesi, è stata smantellata una vasta ed insidiosa organizzazione criminale che procurava ad un’amplissima platea compiacente indennità di disoccupazione, di malattia e di maternità, nonché correlativa contribuzione figurativa dietro corrispettivo di una somma di denaro. Tale organizzazione per l’elevato numero di persone che è riuscita a coinvolgere e favorire con indebite somme, ha avuto, anche, un peso sotto forma di sostegno elettorale a favore di Antonio Carmine Cavaretta, Consigliere provinciale di Cosenza, oggi tratto in arresto, in occasione delle votazioni comunali e provinciali avvenute negli anni 2009, in termini tali da condizionare e controllare le preferenze elettorali dell’amplia platea dei falsi braccianti agricoli, assicurando, in cambio, sistematicamente, l’accesso abusivo e illegale al sistema di tutela previdenziale, aspetto quest’ultimo che vede il diretto coinvolgimento gestionale di alcune strutture sindacali.
Il “sistema” ha origini risalenti ed ha assunto, nel tempo, una vastità tale da coinvolgere migliaia di soggetti reclutati soprattutto in ambito familiare assumendo, in alcune circostanze, la valenza di “ammortizzatore sociale” nei confronti di persone meno abbienti e non solo, in cambio di sostegno elettorale. La realizzazione della truffa si concretizzava nella costituzione ad hoc di cooperative agricole “operative” nella zona di Corigliano Calabro (CS), di Rossano (CS) e di Cassano allo Ionio (CS), con centinaia di lavoratori, che, in realtà, svolgevano tale attività solo sulla “carta”, presso terreni di ignari committenti o, addirittura, inesistenti.
I lavoratori fittizi, di intesa con i promotori ed i componenti del sodalizio criminale, al fine di godere dei diritti derivanti dallo status di dipendenti a tempo determinato nel settore agricolo, erano disposti ad anticipare all’organizzazione somme di denaro necessarie per il versamento dei contributi previdenziali per il tramite delle cooperative agricole. Tali somme costituivano il presupposto necessario per poter successivamente ottenere il riconoscimento delle indennità di disoccupazione agricola agli stagionali fittiziamente assunti, nonché alle indennità di malattia, assegni familiari e maternità. Di contro, l’organizzazione criminale lucrava sulle indennità maturate dai falsi braccianti agricoli trattenendo per sé quota parte delle somme erogate dall’INPS. Esisteva una vera e propria compravendita delle giornate lavorative, vale a dire dei pacchetti di 51 o 102 giornate agricole. L’organizzazione, composta anche da commercialisti e consulenti del lavoro, dopo aver ricevuto tali somme, provvedeva a comunicare con false certificazioni all’INPS il numero delle giornate effettuate, contando sulla compiacenza di funzionari di tale Ente e sui meccanismi di controllo che prevedono la visibilità a sistema degli effettivi contributi versati non in tempo reale. Infatti, le imprese coinvolte, benché sul piano amministrativo figurassero aver regolarmente assunto le maestranze, omettevano addirittura di versare i previsti contributi nelle casse dell’INPS e, contemporaneamente, facevano ricadere sullo stesso Ente la competenza retributiva in conseguenza della mera assunzione, nonché la maturazione di un periodo assicurativo ai fini pensionistici pari ad un anno.
L’organizzazione criminale, in effetti, ha dapprima artatamente costituito “sulla carta” cooperative agricole “senza terra”, cioè aziende che erogano servizi in agricoltura a committenti proprietari di terreni destinati alla coltivazione e, successivamente, predisposto false scritture private, attestanti false prestazioni di lavoro agricolo tra le cooperative ed ignari committenti.
I dati così formati venivano trasferiti nelle Denunce Aziendali ed avevano lo scopo di creare il presupposto per le cooperative di ottenere l’apertura della posizione contributiva presso l’INPS e, quindi, poter “agganciare” trimestralmente i dati ed il numero dei lavoratori agricoli impiegati attraverso i modelli D.M.AG. (Dichiarazione di Manodopera Agricola). Tutto ciò è stato realizzato attraverso il primario ruolo assunto dal Patronato EPAS di Corigliano Calabro – Schiavonea gestito, di fatto, dal citato Caravetta
L’intera attività investigativa svolta dalla Guardia di Finanza di Cosenza è stata resa possibile grazie alla fattiva e costante collaborazione prestata dalla Direzione dell’Ufficio INPS di Rossano, nonché ad una certosina attività di raccolta e riunione da parte della Procura di Rossano di svariate segnalazioni fatte nel tempo dai reparti territoriali della Guardia di Finanza operanti sul versante jonico e dagli stessi uffici INPS nei confronti di numerose cooperative agricole risultate inesistenti e confluite in separati fascicoli d’indagine. Tale raccordo operativo, svolto in stretta collaborazione con gli Uffici della Procura della Repubblica di Rossano che ha coordinato le indagini, ha consentito di individuare l’esistenza di un sistema di illecita gestione previdenziale con operatività temporale a partire dal 2004.
Nello specifico, le attività investigative, avviate nel 2009, per la complessità del fenomeno ipotizzato sono state affidate al Nucleo di Polizia Tributaria di Cosenza che, oltre ad effettuare il riscontro documentale di quanto emerso nei singoli fascicoli, ha posto in essere indagini tecniche di intercettazioni telefoniche ed ambientali, pedinamenti, appostamenti, ecc. che hanno portato all’individuazione dell’intero sodalizio criminale ed alla completa ricostruzione del modus operandi adottato. Sono state così scoperte 28 false cooperative agricole “senza terra” collegate funzionalmente tra loro, circa 4.100 falsi braccianti agricoli che hanno percepito illecitamente indennità per circa 11.000.000,00 di euro nel periodo 2006/2009 attestando falsamente 1 milione di giornate lavorative in agricoltura e, cosa più preoccupante, un sistema economico deviato divenuto nel tempo vero e proprio meccanismo di illecito sostentamento dei redditi personali e familiari di un elevatissimo numero di persone che ha fatto conseguire ai predetti soggetti erogazioni proprie del sistema previdenziale ed ha garantito tecnicamente la continuità assicurativa nel settore agricolo. Diversi falsi braccianti agricoli erano, in realtà, praticanti presso studi legali, dipendenti del patronato EPAS, casalinghe, giovani studenti universitari e comunque persone che, per origine e ceto sociale, non hanno mai avuto alcuna dimestichezza con il lavoro agricolo.
L’esistenza dell’associazione criminale si è basata sul necessario concorso di più categorie di sodali ed in particolare: soggetti che stabilmente e ciclicamente hanno consentito la creazione delle compagini societarie di aziende agricole, legati tra loro da vincoli di parentela e che hanno assunto solo cartolarmente cariche sociali risultando, nella maggior parte dei casi, nullatenenti. Gli stessi si sono prestati all’illecita attività avendo ottenuto in cambio il loro inserimento e quello dei propri familiari negli elenchi dei falsi lavoratori agricoli; amministratori di fatto delle predette aziende agricole che con la loro azione hanno consentito la falsa attestazione delle giornate lavorative in agricoltura e assicurato sul mercato illecito la disponibilità dei pacchetti delle famose 51, 102 e 151 giornate lavorative; consulenti fiscali e del lavoro che hanno avuto il compito di eseguire tutte le attività necessarie per far risultare fittiziamente dette giornate lavorative in agricoltura, quali la compilazione di false scritture private, nelle quali sono state fatte risultare fittizie prestazioni di lavoro agricolo tra le cooperative ed ignari committenti; la riproduzione di visure catastali per soggetto o per immobile o, comunque, l’alterazione di visure genuine; il trasferimento dei falsi dati nelle Denunce Aziendali e l’invio trimestrale dei modelli D.M.AG. contenenti i dati dei falsi lavoratori agricoli; dipendenti pubblici che hanno omesso i dovuti controlli nella fase di valutazione delle Denunce Aziendali e delle denunce trimestrali di manodopera agevolando la trattazione delle relative pratiche previdenziali, nonché preannunciato imminenti controlli presso patronati o aziende; appartenenti alla componente politica e sindacale che hanno avuto il compito di controllare, gestire e corrompere gli apparati pubblici e di fornire al sistema credibilità istituzionale in termini tali da garantire il corretto e costante funzionamento. In tale contesto dall’attività captativa svolta è emersa la capacità di canalizzare il sostegno elettorale, in occasione delle votazioni comunali di Corigliano Calabro e provinciali di Cosenza del 2009 a favore Consigliere provinciale Caravetta Antonio Carmine, tratto in arresto nell’operazione odierna.
Emblematico, infine, dell’istituzionalizzazione di tale sistema è quanto successo nell’estate del 2009, all’indomani della decisione delle strutture regionali e locali dell’INPS di sospendere i pagamenti in favore dei soggetti che avevano ottenuto l’attestazione delle giornate lavorative in agricoltura dalle cooperative che in sede ispettiva erano risultate contenitori di falsi braccianti agricoli. I rappresentanti di alcuni patronati sono arrivati a mobilitare, in quell’occasione, i falsi braccianti agricoli minacciando l’allora direttore della sede INPS di Rossano e promuovendo anche violente manifestazioni di protesta nei pressi della stessa sede, nonché bloccando il tratto della statale 106 all’altezza di Rossano.
Le attività investigative hanno, quindi, fatto emergere l’esistenza di veri e propri centri funzionali a porre sul mercato dei veri e propri “pacchetti di false giornate lavorative” in agricoltura. Essi si identificano non solo nei gestori di fatto delle individuate cooperative o di quelle che di volta in volta venivano costituite al solo scopo di essere ridotte a contenitori di falsi braccianti agricoli, ma anche e principalmente nelle strutture sindacali che si muovono nel settore previdenziale. In tale ambito è chiaramente emerso il ruolo del patronato EPAS di Corigliano Calabro – Schiavonea (CS) vero motore di alimentazione della gestione illecita, con evidenti commistioni tra detta struttura sindacale/politica e alcuni funzionari e dipendenti della sede INPS di Rossano. E’ emerso, inoltre, anche il coinvolgimento di un appartenente alla Guardia di Finanza che ha preavvertito i responsabili del patronato EPAS di un’imminente controllo da parte di ispettori INPS.
In definitiva, l’intera attività investigativa ha consentito l’emissione di 15 ordinanze degli arresti domiciliari, 21 misure cautelari dell’obbligo di presentazione alla p.g., un obbligo di dimora, 84 perquisizioni locali e di notificare n. 92 avvisi di garanzia, nonché di sottoporre a sequestro preventivo per equivalente i seguenti beni: 35 immobili di cui, 18 appartamenti; 12 magazzini/depositi/box; 3 terreni; 2 locali commerciali; 65 autoveicoli; 7 motocicli; 826 quote societarie; i rapporti bancari e/o postali di n. 23 società cooperative e ditte individuali e di n. 37 persone fisiche
Sono stati, inoltre, sottoposti a sequestro preventivo: un patronato sindacale EPAS – sede zonale di Corigliano Calabro - Schiavonea; 23 società, cooperative e ditte individuali agricole.