Rossano, successo e provocazioni al Natalitia 2012
Natività contemporanea shock? Una stanza in un sogno, una grotta in un ventre o una fonte in un sacrario sono simboli ed espressioni d’arte. Coniugare presente e passato seguendo un linguaggio forse di difficile comprensione ma che parli alle coscienze scuotendo gli animi dal torpore. Se questo è il valore comunicativo e culturale affidato dagli artisti alle opere d’arte (o arte in opera) ospitate a Palazzo San Bernardino, nell’ambito di Natalitia 2012, la sfida, allora, è più che vinta. Gli artisti Pino Savoia ed Isidoro Esposito intervengono sulla filosofia che ispira le installazioni e sullo spirito che l’approccio all’arte contemporanea impone.
Il concetto d'opera d'arte – dichiara Pino Savoia – sembra ormai essere diventato incomprensibile o peggio abusato. Ma così non è. I primi a snaturare l'opera d'arte, intesa in senso classico, non sono stati gli artisti in mostra al S. Bernardino, ma il percorso storico, artistico e culturale che partendo da fine '800 è giunto ai nostri giorni. Chi ha operato in quegli anni ha ricostruito e distrutto innumerevoli volte “l'opera d'arte” arrivando, addirittura, ad annullarne la sua importanza di fronte al supremo valore dell'artista e del suo momento creativo. È naturale che la mente cerchi sempre di rifugiarsi in rassicuranti canoni classici dove il quadro, con la sua cornice, rappresentano il confine entro cui l'artista “deve” esprimere la sua creatività senza poter invadere l'intimità dell'ambiente circostante. Ma la storia dell'arte ci insegna quanto sia ormai anacronistica questa impostazione concettuale. Il fruitore che intende visitare, consapevolmente, una mostra “d'arte contemporanea” non può ignorare tutto ciò e passeggiare alla ricerca della sua rassicurante “realtà”, sempre riconoscibile. L'artista – precisa – è colui che trasforma il reale in trascendentale attraverso l'unicità della propria sensibilità. Tale operazione si oggettivizza a pieno quando non si pone alcun limite o pregiudizio nella scelta del linguaggio espressivo. La crisi dei nostri tempi – sottolinea Savoia – è in primo luogo crisi di coscienze e gli artisti, operando nel presente, possono debitamente rappresentarla solo se lasciati liberi dal giogo della tela e dei pennelli, già superati dalle correnti artistiche dell'avanguardia. Sono liberi di utilizzare linguaggi espressivi coinvolgenti capaci di assorbire lo spazio e, proprio in questo splendido palazzo storico, trasformano, magistralmente, una stanza in un sogno, una grotta in un ventre o una fonte in un sacrario. Non si può entrare a visitare la mostra senza aver prima denudato l'anima, spogliandola da superflui tradizionalismi e predisponendosi ad osservare non solo con gli occhi della mente ma con l'atteggiamento interlocutorio di chi percepisce il valore simbolico del gesto creativo dell'artista nella composizione della sua opera e si predispone ad accoglierne la rivelazione. Così si scopre che, valutato sotto quest'ottica, molto spesso, ciò che sembra ovvio e palese diventa forviante e sfuggevole, come ad esempio nella mia opera "È la fragilità della nostra esistenza che da rifiuto diventa rinascita", ove l'apparente rifiuto di una vita all'interno di un cassonetto diventa invece l'emblema della rinascita e l'esaltazione del valore assoluto della Natura, da noi, irresponsabilmente violentata. Nell'opera "Out- Inside" di Giovanni Daluiso, profondo è il percorso che gli spettatori devono fare all'interno delle viscere della Terra, madre e culla di ogni civiltà per vedere l'uomo, cenere dalla cenere, prendere forma nel suo ventre in perfetta armonia con il creato. Un sacrario è l'installazione "Natività a Gaza"di Isidoro Esposito che esige silenzio e rispetto per un luogo che evoca il dramma di un conflitto pagato a caro prezzo dai più indifesi. Anna Lauria è lì; una volta entrati nella sua installazione "Il respiro che scalda il mondo", viene da chiedersi dove si sia nascosta, tanto è forte la sua presenza. Mario Brigante, con la sua installazione "Un'emozione", realizza una esaltazione spassionata dei sentimenti, affermando che solo usando il cuore si diventa "Uomini " e non numeri della società.
Anche se tra mille polemiche – aggiunge Esposito – sono felice che questa Amministrazione Comunale abbia dato visibilità alla mia installazione artistica "Natività a Gaza" nonostante il modo, forte, con cui il messaggio di Pace viene rappresentato. Uno scenario di guerra, quella di Gaza, ancora purtroppo attuale. Tra critiche e apprezzamenti, l’arte ricopre ancora il suo compito primario, quello di scuotere le coscienze. Del resto – conclude ESPOSITO – questa stessa installazione, già presentata a S.Bernardino nel 2008, venne però messa da parte dall’allora Amministrazione Comunale."