Morì mentre allestiva palco Pausini, la madre scrive a Napolitano
"Ogni anno in Italia muoiono più di mille lavoratori, purtroppo non sempre per fatalità, bensì troppo spesso a causa di superficialità, quando non di negligenza. Matteo è una delle vittime di questa mancanza di responsabilità; aveva solo trent'anni e ha pagato con la vita il suo diritto al lavoro. Confido che Lei, Signor Presidente, comprenda la necessità di una madre, cittadina italiana, di ottenere almeno giustizia". È l'appello di Paola Armellini, la madre di Matteo, il ragazzo morto a Reggio Calabria il 5 marzo 2012 mentre svolgeva il suo lavoro di rigger nell'allestimento del concerto di Laura Pausini che era in programma in quella città al Pala Calafiore. A distanza di un anno non ci sono notizie sull'inchiesta giudiziaria in corso.
La Costituzione italiana "garantisce il diritto al lavoro e la pari dignità per tutti i cittadini. Credo dunque sia lecito e doveroso chiedersi come questo diritto, peraltro non sempre rispettato, possa escludere perfino la sicurezza sul lavoro", scrive al Capo dello Stato la madre del giovane. Lamentando appunto che "a tutt'oggi, a distanza di dodici mesi non ho avuto alcuna notizia dell'inchiesta giudiziaria in corso alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, fatta eccezione per gli accertamenti peritali ancora in corso". E purtroppo, "anche se spero che questo non avvenga", secondo la donna tenuto conto dei tempi della giustizia "diventa sempre più probabile che io non arrivi mai a conoscere la verità sulla morte di mio figlio". Di qui la decisione di rivolgersi a Napolitano, "affinché il mio dolore di madre non rimanga invisibile e senza risposte". (AGI)