Droga: spaccio a Catanzaro, arrestati non rispondono al Gip

Catanzaro Cronaca

Hanno scelto il silenzio i due giovani arrestati a Catanzaro due giorni fa nel corso di un'operazione della Squadra mobile per l'esecuzione di un'ordinanza cautelare emessa con accuse che vanno dallo spaccio di sostanze stupefacenti alle estorsioni e al tentato omicidio. Il diciannovenne catanzarese Domenico Canino e il coetaneo tunisino Farid Hamdi, affiancati dai rispettivi avvocati, Maria Aiello per il primo e Antonio Ludovico per il secondo, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari, Pietro Scuteri, che ha emesso i provvedimenti cautelari a loro carico su richiesta del sostituto procuratore, Vincenzo Russo, titolare delle indagini condotte dagli uomini di Rodolfo Ruperti.

Indagini che hanno consentito agli inquirenti di muovere ai due giovani accuse gravissime, nell'ambito di una ricostruzione secondo la quale, a parere dei magistrati, Canino avrebbe monopolizzato la piazza dello spaccio di marijuana e hashish ai giovani della "Catanzaro bene" a nord della città, nell'area dei giardini di S. Leonardo, nota zona di ritrovo di studenti e non solo. E lo avrebbe fatto nella maniera più brutale, assoggettando i propri acquirenti, grazie alla collaborazione di Hamdi, a un trattamento estremamente violento e minaccioso tanto nel caso di mancati o tardivi pagamenti, quanto nel caso che qualcuno fosse sospettato di aver creato o di poter creare problemi. Così sarebbe stato nel caso di un giovane vittima ritenuta da Canino l'artefice di una soffiata alle forze dell'ordine che il 28 gennaio sequestrarono a S. Leonardo alcune dosi di droga, che fu oggetto di una presunta spedizione punitiva ad opera degli indagati che lo avrebbero aggredito con spranghe di ferro mandandolo in ospedale, dove fu necessario intervenire fra l'altro con decine di punti di sutura alla testa. Ma le botte e le minacce, soprattutto con l'uso del coltello da parte di Hamdi, sarebbero state il normale e frequente comportamento degli indagati nei confronti di giovani clienti letteralmente "terrorizzati" dai loro metodi violenti.

A quasto punto, contro l'ordinanza di custodia cautelare, non resta che il ricorso al tribunale del riesame ai difensori dei due giovani indagati, che vantano peraltro notevoli precedenti penali. Il più recente riguarda Hamdi, che a metà giugno era finito in carcere con l'accusa di tentato omicidio e porto ingiustificato di coltello fuori dalla propria abitazione dopo l'accoltellamento di un coetaneo avvenuto sulla spiaggia di Catanzaro Lido, nonché di detenzione illecita di sostanza stupefacente e detenzione abusiva di armi. Il tunisino, secondo le accuse, aveva colpito la vittima dopo una brutta lite con lui e con il fratello di quest'ultimo, scoppiata per un commento che il 19enne avrebbe recepito come un'offesa ed una presa in giro. Nel corso dell'esecuzione del fermo (poi convalidato dal gip), durante la perquisizione personale e domiciliare Hamdi era stato trovato in possesso di stupefacenti e un "grinder" (cosiddetto tritaerba) in alluminio con all'interno residui di droga, nonche' di un caricatore calibro 9x21 da 15 colpi con all'interno 2 cartucce, e un machete della lunghezza di 60 centimetri (di cui 46 cm di lama ben affilata), oltre a un bilancino di precisione marca "Diamond". (AGI)