Catanzaro: seconda giornata del convegno su Alzheimer
È proseguita, nel pomeriggio di ieri (lunedì 28 ottobre), la seconda giornata del convegno titolo "La malattia di Alzheimer e le altre demenze. Dalla ricerca agli approcci complementari per una migliore qualità della vita". Organizzato dalla Ra.Gi. Onlus e svolto nell’auditorium di Fondazione Betania, il seminario ha avuto un enorme successo, sia in termini di presenze (numerosi professionisti provenienti anche da fuori regione hanno gremito la sala dell’auditorium di Fondazione Betania), sia in termini di gradimento delle attività esperenziali svolte e dei contenuti trattati.
L’evento si inserisce nell'ambito del progetto dell'8 per 1000 alla chiesa cattolica, finanziato dalla Caritas di Catanzaro ed è stato patrocinato dalla Federazione Nazionale Alzheimer, dalla Confederazione nazionale Parkinson, dal Comune di Catanzaro (assessorato alle Politiche Sociali), dall'AGE Calabria, dalla Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, dalla Camera di Commercio di Catanzaro, dall'azienda Guglielmo Caffè e dall'agenzia Axa assicurazioni. Il seminario vanta inoltre la collaborazione con l'Asp di Catanzaro, Fondazione Betania, l'Associazione per la Ricerca nelle Terapie Espressive (Arte), l'Associazione Professionale Italiana Danzaterapia (Apid).
Ad aprire la sessione pomeridiana dei lavori, è stato ieri il professor Vincenzo Bellia psichiatra, psicoterapeuta, danza movimento terapeuta e creatore in Italia, del Metodo espressivo – relazionale. La relazione del professor Bellia, dal titolo “La danza terapia come risorsa riabilitativa”, ha chiarito agli uditori scopi e metodologie applicative della danza terapia, spiegando i benefici che tale modalità di cura può dare ai malati di demenza.
A seguire, Elena Sodano, terapeuta espressivo corporea Apid, ARTE del Centro Al.Pa.De. (Alzheimer, Parkinson e Demenze) ha relazionato su “Il risveglio della memoria: l’esperienza percettivo-relazionale nei pazienti affetti da Alzheimer e Parkinson”. «Occorre riflettere sulla demenza a livello esistenziale – ha affermato la dottoressa Sodano – è necessario guardare la malattia da un’altra prospettiva. Il nostro obbiettivo è quello di condurre il paziente a vivere la demenza, non a subirla. In altre parole, si cerca di restituirgli una dimensione esistenziale. Ma quali sono gli aspetti che rendono particolarmente speciale la DanzaTerapia nella relazione con persone affette da demenza? La Dmt è capace di innescare un’ ampia gamma di risposte preziose da offrire ai pazienti per far ri-sentire loro di abitare un corpo funzionalmente organizzato, espressivo e comunicante.
Gradualmente nel paziente avviene il risveglio di una memoria universale. Attraverso il movimento del corpo, la DMT raggiunge le persone che soffrono di un grave deterioramento cognitivo, risvegliando pensieri, ricordi e sentimenti, memorie passate e le esperienze di un corpo vissuto, pregno di emozioni vissute fra altri corpi. Essa è capace di riscoprire le risorse personali in ogni paziente: quei talenti unici che la demenza non può cancellare.
Inoltre accompagna gradualmente i pazienti verso spazi e tempi dove riemergono ricordi del passato e dove si sperimenta anche il presente come spazio e tempo di vita anziché di rinuncia e di attesa. Inoltre, si adatta al livello di deterioramento, modificando progressivamente i modi di comunicazione che divengono meno informativi, lasciando spazio allo scambio emozionale». In seguito, il dottor Livio Bressan, neurologo, musicoterapeuta, dirigente neurologo dell’Azienda Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano presso l’Ospedale Bassini di Milano, ha parlato de “L’approccio complementare alla malattia di Alzheimer”.
Bressan è ideatore di un procedimento terapeutico finalizzato al recupero cognitivo, emotivo motorio e sociale dei malati di Alzheimer e Parkinson, basato principalmente sull’utilizzo di strumenti musicali e del movimento corporeo.
«Il malato di Alzheimer – ha spiegato il dottor Bressan – presenta spesso un’alterazione della personalità e del comportamento che, assieme ad un graduale declino delle funzioni cognitive, condiziona la possibilità di continuare a rivestire ruoli sociali e lavorativi che gli erano appartenuti fino a quel momento. In tali pazienti, la comunicazione non verbale diventa un canale privilegiato nella espressione delle emozioni, in quanto sostituisce la capacità di comprendere le parole ed esprimersi verbalmente, che il paziente ha perso a causa della malattia.
Nella mia esperienza più che ventennale – ha proseguito l’esperto - ho osservato che attraverso l’utilizzo di strumenti musicali ed il movimento corporeo è possibile, nel malato di Alzheimer: facilitare una comunicazione basata su un linguaggio non verbale; contenere i comportamenti disturbanti tramite la condivisione di vissuti emotivi; stimolare le abilità prassiche e gnosiche residue».
“La terapia musicale per il miglioramento della qualità di vita della persona con Alzheimer” è stato l’argomento trattato nella relazione della musico terapista Valentina Bressan.
Giusy Genovese, psicologa, psicoterapeuta del centro Al.Pa.De. (Alzheimer, Parkinson e Demenze) ha parlato de “L’esperienza del Centro Al.Pa.De. nel trattamento complementare delle demenze”, ripercorrendo le tappe che hanno portato alla nascita della struttura divenuta centro d'eccellenza primo in tutta la regione Calabria per le metodiche terapeutiche applicate. «Nato come “Alzheimer cafè”, da un’idea maturata nel 2008, il Centro si è posto come uno spazio dove accogliere l’anziano affetto da patologie dementigene come una risorsa, favorendone l’integrazione e migliorandone la qualità della vita e per dare alle famiglie un punto di riferimento e di sostegno alle varie difficoltà che quotidianamente si trovano ad affrontare.
Un percorso, quello de Centro Al.Pa.De., non privo difficoltà. Ma dal 2008 ad oggi – ha proseguito la dottoressa Genovese - abbiamo continuato a seguire il nostro sogno, proseguendo con lo stesso entusiasmo e la stessa tenacia iniziale a lavorare per e con gli anziani affetti da Alzheimer Parkinson e demenze, continuando sempre a sostenere le famiglie. Oggi il “Centro Al. Pa. De.” è ospite della FBO con la quale sta portando avanti un progetto sperimentale con i suoi pazienti. Presso la nostra struttura – ha proseguito la psicoterapeuta - opera uno staff di educatori specializzati, che mette a disposizione la propria professionalità, realizzando diverse attività riabilitative sia individuali che di gruppo, diversificate per le differenti tipologie di pazienti. Valore aggiunto del Centro “Al. Pa. De.” sono le terapie di tipo espressivo e non farmacologico (Tnf) che favoriscono una stimolazione delle residue capacità cognitive dei pazienti.
Tra queste la terapia delle “3R” (che racchiude la R.O.T., quella della Reminiscenza e la Rimotivazione), gli interventi di stimolazione cognitiva modulati in base alle peculiarità dei pazienti. Poi le terapie espressive, che sono la danza terapia e l’arte terapia, e ad esse si affiancano attività di socializzazione e ricreative. A questi si aggiungono i laboratori di Capoeira e quello di Tai Chi. Infine, un servizio per le famiglie: lo "Spazio Alz-Help"- ha concluso la Genovese - un percorso di formazione e sostegno, rivolto ai familiari di persone affette da demenza, che si sentono spesso sommersi da tanti problemi e difficoltà che si accavallano, sentimenti contraddittori insieme a difficoltà pratiche continue che tendono a soverchiarli».
In seguito, la dottoressa Cinzia Siviero, insegnate Validation e Responsabile della corretta diffusione del metodo Validation nelle regioni di competenza da “OVA Castellini” e organizzazione Validation autorizzata ha parlato del “Metodo Validation, assistenza dignitosa all’anziano disorientato”. Validation è una tecnica per comunicare con l’anziano confuso e possiede un proprio sistema di classificazione delle varie fasi di disorientamento e tecniche specifiche per interventi individuali o di gruppo.
«Il Metodo – ha affermato la dottoressa Siviero - si rifà ad alcuni principi della psicologia umanistica e comportamentale e si basa sulla visione empatica rogersiana “centrata sull’individuo”. Applicando Validation noi offriamo all’anziano disorientato l’opportunità di esprimere ciò che prova e di essere accolto senza giudizio. Questo genera fiducia e apre un canale comunicativo, spesso l’unico possibile, sul piano emotivo. L’opportunità di esprimere ciò che prova e di essere accolto senza giudizio. Questo – prosegue l’esperta - genera fiducia e apre un canale comunicativo, spesso l’unico possibile, sul piano emotivo.
Usare Validation significa riconoscere e rispettare i sentimenti della persona, legittimandoli e riconoscendone il loro valore. Il disorientamento, come dice la Feil, è il risultato di una complessa interazione tra il danno neurologico, la personalità, la biografia, le condizioni di salute in generale e l’aspetto psico-sociale. La non accettazione delle perdite, il senso di inutilità e di abbandono come l’abbassamento dell’autostima, sono tutti fattori che incidono fortemente sul comportamento».
La sessione pomeridiana di ieri del seminario è stata moderata dalla giornalista Donatella Soluri e dal dottor Giovanni Sgrò, geriatra del direttivo SIGC Calabria.
La tre giorni si chiude oggi, con i laboratori esperenziali di danza terapia (condotto dalla dottoressa Elena Sodano), di musico terapia (condotto dal dottor Livio Bressan e da Valentina Bressan) e di Validation (condotto dalla dottoressa Cinzia Siviero).