Estorsioni. Cosche Bonavota e Mancuso, due blitz nel vibonese: fermate sei persone
Nelle prime ore di oggi i carabinieri di Vibo Valentia e di Tropea, a conclusione di due distinte indagini, hanno rintracciato e sottoposto a fermo, emesso dalla Dda di Catanzaro, sei soggetti accusati di estorsione e tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose.
LA PRIMA INCHIESTA, condotta dalla Compagnia di Vibo e denominata “Talitha Kumi”, ha preso l’avvio dal danneggiamento subito, nel novembre del 2011, dall'omonima cooperativa agricola di Sant'Onofrio, a cui furono recise oltre mille piante di ulivo. Il terreno dove sorgevano gli alberi tagliati, di proprietà di un imprenditore agricolo nonché assessore di un Comune del vibonese, era stato concesso alla cooperativa senza scopo di lucro, che si occupa di gestione di terreni confiscati alla mafia e dell’assunzione di persone bisognose. Su questa attività avrebbe posto gli occhi la cosca Bonavota, che avrebbe così preteso di ricevere gratis tutto il prodotto oleario. Al rifiuto da parte della cooperativa, gli ulivi vennero tutti tagliati con delle seghe elettriche.
In questa inchiesta, sono state pertanto sottoposte a fermo le prime quattro persone: Domenico Bonavota, 34enne sorvegliato speciale, Domenico Cugliari, 54 anni, affidato in prova ai servizi sociali; Gregorio Giofrè, 50 anni, censito penalmente, e Giuseppe Barbieri, 40enne incensurato.
L’ALTRA OPERAZIONE, curata dalla Compagnia di Tropea e chiamata “Furio Camillo” (dal nome di un Generale romano), ha accertato che soggetti contigui al clan Mancuso di Limbadi avrebbero chiesto denaro ad un imprenditore della lavorazione del ferro. L’uomo non si sarebbe piegato alle pretese, subendo di conseguenza minacce e lesioni. Nel 2012 fu addirittura aggredito a colpi di spranga riportando la frattura di una gamba. Due dei presunti responsabili, avrebbero svolto le estorsioni nonostante fossero già agli arresti domiciliari per altri reati: si tratta di Antonio Campisi, 22 anni e Nicola Vittorio Drommi, 24 anni. Il padre di Campisti è stato assassinato nel 2011 mentre dal 2010 il padre di Drommi è scomparso e si ritiene sia stato vittima di un caso di lupara bianca.
I particolari delle due attività saranno illustrati nel corso di una conferenza che si svolgerà alle 10,30 presso il Comando Provinciale di Vibo, alla presenza del Procuratore Aggiunto della Dda, Giuseppe Borrelli.
Estorsioni e danneggiamenti aggravati dal metodo mafioso. Questi i reati contestati dalla Dda di Catanzaro nell'ambito dell'operazione antimafia denominata "Talitha Kumi", dal nome della cooperativa agricola di Sant'Onofrio, nel Vibonese, presa di mira dai clan. A Domenico Bonavota, 35 anni, ritenuto a capo dell'omonimo clan, Giuseppe Barbieri, 41 anni, di Sant'Onofrio, e Gregorio Giofrè, 51 anni, detto "Ruzzo", genero del presunto boss di San Gregorio d'Ippona (altro centro del Vibonese) Rosario Fiare', viene contestato di aver chiesto a Pietro Lopreiato, titolare della cooperativa, 500 litri di olio all'anno, distruggendo poi nel 2011 ben mille alberi di ulivo di proprietà della stessa cooperativa. Al solo Bonavota viene contestato il taglio di altre 30 piante di ulivo e di 150 paletti di recinzione ai danni della cooperativa al fine di ottenere gratis 350 litri di olio. Fatti verificatisi nel 2010 e nel 2011 a Stefanaconi e Sant'Onofrio. Domenico Cugliari, 55 anni, detto "Micu i Mela", zio di Bonavota, in concorso con il nipote e' invece accusato di estorsione per aver preteso l'intero terreno della cooperativa "in segno di rispetto". Alla fine Cugliari avrebbe ottenuto a modico prezzo dalla vittima un terreno di 2 ettari in località "Petrara" di Sant'Onofrio. Cugliari e Giofrè, secondo l'accusa, avrebbero inoltre commesso i reati contestati violando la sorveglianza speciale alla quale erano sottoposti.