Operazione “Eclissi”, eseguiti provvedimenti di custodia cautelare

Reggio Calabria Cronaca

Il personale della Compagnia dei Carabinieri di Gioia Tauro ha eseguito a San Ferdinando (RC), Palmi, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Tolmezzo, Lanciano, Teramo e Lecce, un provvedimento di applicazione della misura cautelare in carcere (emesso dal Tribunale di Reggio Calabria - Sezione GIP/GUP, il 30 ottobre) nei confronti dei 24 soggetti, fermati lo scorso 14 ottobre nell’ambito della vasta operazione, convenzionalmente denominata “Eclissi”, con la quale si sarebbe fatta luce sugli interessi criminali ed economici della ‘ndrangheta, nella sua articolazione territoriale denominata “Locale di San Ferdinando”, in cui operavano le ‘ndrine dei “Bellocco-Cimato” e “Pesce-Pantano” e che ha preso le mosse da una complessa attività di indagine iniziata nel mese di novembre 2013.

L’impianto accusatorio, formulato dall’ufficio di Procura Distrettuale di Reggio Calabria, dal sostituto procuratore Giulia Pantano e dall'aggiunto Ottavio Sferlazza, è stato pienamente confermato, nelle parti principali, dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria, Domenico Santoro, per cui agli destinatari di oggi della misura cautelare oltre alla principale contestazione del reato cardine di associazione a delinquere di stampo mafioso sono stati contestati: l’accertata commissione di svariati reati fine quali estorsioni, consumate e tentate; i danneggiamenti con l’uso di armi da fuoco; possesso ed uso di armi, anche da guerra; il condizionamento, da parte del Locale di ‘ndrangheta, dell’ordinario andamento delle istituzioni a livello comunale, attraverso una "chiara ingerenza di matrice ‘ndranghetista" nell’amministrazione del piccolo centro (in particolare nel campo delle autorizzazioni ad attività commerciali ed in quello dell’appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani).


I FATTI CONTESTATI

In sostanza, come già ribadito, nel comprensorio dei comuni di San Ferdinando e Rosarno sono state individuate due ‘ndrine facenti capo al medesimo Locale di ‘ndrangheta denominato “Bellocco-Pesce”: le due famiglie mafiose, nel corso delle investigazioni, avrebbero alternato periodi di aperta e virulenta contrapposizione - manifestata attraverso la pianificazione e la programmazione di una vera e propria “guerra” - ad uno più recente di sostanziale “pax”, con il fine evidente di diminuire l’attenzione e quindi la pressione delle Forze dell’Ordine su di loro e così giungere ad un condiviso controllo dei traffici illeciti nel territorio.

Durante lo sviluppo delle attività investigative, inoltre, sarebbe risultata palese l’ingerenza di questa sorta di “federazione criminale” nelle più disparate e minute attività economiche commerciali ed imprenditoriali, per mezzo di sistematiche richieste di tipo estorsivo; il tutto a riprova della volontà di sottoporre il tessuto economico sociale ad un controllo asfissiante, pervasivo e totalizzante. Le complesse ed articolate attività investigative avrebbero consentito di evidenziare la pressante ingerenza delle logiche mafiose all’interno della locale amministrazione comunale, con l’emersione di presunte e rilevanti responsabilità penali anche a carico del primo cittadino, del vice sindaco e del principale consigliere di minoranza e quest’oggi confermate con l’ordinanza cautelare.

È stato anche eseguito dai militari dell’Arma un sequestro preventivo, in via d’urgenza, di 6 beni immobili adibiti ad attività imprenditoriali e commerciali ritenute facenti capo alla consorteria mafiosa, per un valore complessivo che supera i 10 milioni di Euro.


GLI ARRESTATI, IN CARCERE

Ferdinando Cimato, detto “u Zirruni”, sarebbe capo, promotore ed organizzatore (“reggente”) della associazione, con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni delittuose da compiere;

Antonio Cimato, detto “Ricchiazza” 25 anni: sarebbe secondo gli inquirenti organizzatore dell’organizzazione mafiosa con il compito di gestire il controllo del territorio e le estorsioni e riportare le cosiddette “ambasciate” a Ferdinando Cimato; assicurare la circolarità delle informazioni tra gli associati; di intervenire in ausilio dei sodali, ove necessario, per assicurare la fuga in caso di ricerche da parte delle Forze dell’Ordine; con compiti operativi nel settore delle armi, disponendo di armi e fungendo da custode del munizionamento della cosca; addetto alla bonifica delle vetture per evitare eventuale attività captativa;

Gregorio Malvaso, 36 anni, sarebbe organizzatore dell’organizzazione mafiosa con il ruolo di “Capo Crimine”, con il compito di gestire le attività estorsive della cosca ed i danneggiamenti; controllare l’opera dei “picciotti di giornata”, impartendo disposizioni ben determinate; curare ed organizzare i summit di ‘ndrangheta con esponenti della sua ‘ndrina e con quelli della ‘ndrina dei “Pesce-Pantano”;

Giuseppe Scicchitano, 32 anni, sarebbe organizzatore dell’organizzazione mafiosa, partecipando alle riunioni di ‘ndrangheta, con compiti di custodia dei rituali di affiliazione della ‘ndrangheta; addetto al commercio delle armi reperendo clienti;

Giuseppe Gioffrè, detto “Peppi i Tota”, 33 anni, sarebbe secondo gli inquirenti l’organizzatore dell’organizzazione mafiosa con compiti di consigliere, prendendo parte alle riunioni, formulando i propri pareri nella gestione della prospettata guerra di mafia con la cosca “Pesce-Pantano”, avendo anche preso parte alla fase organizzativa in relazione al danneggiamento del bar denominato “Sport & Style” di Francesco Antonio Loiacono, quale diretto uomo di fiducia di Gregorio Malvaso (cl.’78);

Federico Morano, detto “U fijju du tingiutu”, 20 anni, sarebbe partecipe alla cosca “Bellocco-Cimato” imperante in San Ferdinando e zone limitrofe, in qualità di “picciotto di giornata”, con attività di controllo del territorio, essendo l’addetto a segnalare la presenza e la posizione nel centro urbano di autovetture civetta e/o con colori d’istituto appartenenti ed in uso alle Forze di Polizia; più in generale, è a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

Giuseppe Albano, detto “U Raguni o Pinocchio”, 45 anni, sarebbe partecipe e con il compito di mettere a disposizione della cosca, per summit di ‘ndrangheta, i locali commerciali del ristorante all'insegna “Osteria dei Poeti” ubicato in via Villaggio Praia del comune di San Ferdinando, da lui gestito; con compiti operativi nel settore delle armi; più in generale, a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

Nicola Caprino, 23 anni, sarebbe partecipe alla cosca “Bellocco-Cimato” in qualità di armiere e custode; più in generale, a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

Ferdinando Naso, 47 anni, sarebbe partecipe alla cosca “Bellocco-Cimato” con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati, eseguire le direttive dei vertici dell’associazione nell’interesse dell’intera organizzazione criminale; con compiti operativi nel settore delle armi. Più in generale, è a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

Ferdinando Paparatto, 46anni, sarebbe partecipe alla cosca “Bellocco-Cimato” con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati, eseguire le direttive dei vertici dell’associazione nell’interesse dell’intera organizzazione criminale; ha il ruolo di custodire e movimentare le armi nella disponibilità della cosca all’occorrenza; più in generale, a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

Pasquale Albano detto “Pinocchietto”, 23 anni, sarebbe partecipe alla cosca “Bellocco-Cimato” con compiti operativi nel settore dei danneggiamenti e della armi; più in generale, è a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

Santo Celi detto “Santino”, 57 anni, vice Sindaco del Comune di San Ferdinando, sarebbe partecipe alla cosca “Bellocco-Cimato” nella qualità di referente politico del sodalizio mafioso, rivestendo in seno all’Amministrazione Comunale la carica di Vice Sindaco; con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati, eseguire le direttive dei vertici dell’associazione nell’interesse dell’intera organizzazione criminale; con compiti operativi nel settore delle armi e dei danneggiamenti; più in generale, a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

Bruno Celi, 30 anni, sarebbe partecipe alla cosca “Bellocco-Cimato” ed in rapporti di affari con Gregorio Malvaso, con il ruolo imprenditoriale, titolare reale, unitamente a Malvaso, di un chiosco avviato nell’estate 2013 sul lungomare di San Ferdinando apparentemente intestato a Milena Prodanova e con compiti operativi nel settore delle armi; partecipa a riunioni di ‘ndrangheta. Più in generale, a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

Francesco di Bella, 32 anni, sarebbe partecipe alla cosca “Bellocco-Cimato” con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati, eseguire le direttive dei vertici dell’associazione nell’interesse dell’intera organizzazione criminale; di occuparsi della custodia di armi, nella disponibilità della cosca, e dell’acquisto di inneschi per confezionare il munizionamento; più in generale, è completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

Milena Nikolaeva Prodanova nata a Belene in Bulgaria, 43 anni, sarebbe partecipe alla cosca “Bellocco-Cimato” ed in costante rapporto con Gregorio Malvaso, con il compito di assicurare la circolazione delle informazioni tra gli affiliati, e con il ruolo di intestataria fittizia, nell’interesse del capo crimine, dell’attività commerciale mafiosa “Bar Corona” di via Rosarno a San Ferdinando e di un chiosco avvitato nell’anno 2013 sul lungomare di San Ferdinando. Più in generale, a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

Viktoriya Trifonova Georgeva, nata a Svishtov in Bulgaria, 24 anni, sarebbe partecipe della cosca “Bellocco-Cimato” con il compito di “postina” per veicolare informazioni tra sodali; con il compito di recapitare armi da Cimato Ferdinando a Gregorio Malvaso nonché di gestione delle attività commerciali riconducibili a Malvaso; più in generale, a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

Domenico Cimato, 33 anni, organizzatore, secondo gli inquirenti, della cosca “Bellocco-Cimato” con compiti operativi nel settore delle estorsioni e nel settore delle armi, con compiti di custodia delle armi e munizioni della cosca;

Silvio Albano, 23 anni, che sarebbe partecipe alla cosca “Bellocco-Cimato” in qualità di “picciotto di giornata”, con attività di controllo del territorio, essendo l’addetto a segnalare la presenza e la posizione nel centro urbano di autovetture civetta o con colori d’istituto appartenenti ed in uso alle Forze di Polizia; con compiti di spostare le autovetture dei sodali per evitare opere di installazione di microspie; più in generale a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

Giacomo Pirrottina, 36 anni, che sarebbe partecipe alla cosca “Bellocco-Cimato” con il compito di assicurare la circolazione delle informazioni tra gli affiliati, partecipare alle riunioni, bonificare le autovetture degli affiliati, impedendo le captazioni delle intercettazioni e per eludere le indagini; più in generale, a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

Boyan Dimitrov Stefanov nato in Bulgaria, 32 anni, che avrebbe partecipato alla cosca “Bellocco-Cimato” in qualità di armiere, custode e meccanico e collaudatore delle armi nonché addetto a rigenerare il munizionamento; più in generale, a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

Giovanni Pantano, nato a Rosarno, 55 anni, già consigliere di minoranza dell’ex amministrazione comunale che avrebbe partecipato all’associazione alle dipendenze del capo e fratello Giuseppe (cl.’62) nonché referente politico della cosca di appartenenza (“Pesce-Pantano”) in seno all’amministrazione comunale di San Ferdinando quale contraltare al vice-sindaco, Santo Celi (cl.’57), ritenuto appartenente allo schieramento mafioso dei “Bellocco-Cimato”;

Jhonny Pantano, nato Gioia Tauro nel 1991, che avrebbe partecipato alle dipendenze del capo e padre Giuseppe (cl.’62) con compiti operativi nel settore delle armi e dei danneggiamenti, deputato a mantenere i rapporti con esponenti di altre organizzazioni ‘ndranghetistiche (“Bellocco-Cimato”); più in generale, a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo.


GLI ARRESTATI, AI DOMICILIARI

Domenico Madaffari, nato a Rosarno nel 1940, Sindaco del Comune di San Ferdinando poiché, secondo gli inquirenti, pur non facendo stabilmente parte dell’associazione mafiosa in parola, avrebbe fornito un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo alla cosca “Bellocco-Cimato” come referente politico del sodalizio.


IRREPERIBILE

Giuseppe Pantano detto “Pino”, nato a Rosarno nel 1962, che sarebbe organizzatore dell’associazione mafiosa nella sua propaggine operativa sul territorio di Rosarno e San Ferdinando - denominata ‘ndrina “Pesce-Pantano” - con compiti di decisione, pianificazione ed individuazione delle azioni delittuose da compiere quale principale punto di riferimento degli altri sodali, mantenendo, al contempo, anche i rapporti con i rappresentanti di altre consorterie operanti nell’ambito dell’organizzazione unitaria denominata ‘ndrangheta.