Truffa all’Ue, allo Stato e alla Regione: ai domiciliari anche il sindaco di Nardodipace

Vibo Valentia Cronaca

Una presunta truffa ai danni dell’Unione Europea, dello Stato e della Regione Calabria ha fatto scattare stamani un blitz congiunto dei Carabinieri e della Guardia di finanza e che vedrebbe coinvolti l’attuale sindaco di Nardodipace, Romano Loielo (sottoposto agli arresti domiciliari) la moglie ed un assessore (sottoposti invece all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria).

L’operazione “Uniti per la truffa”, così come è stata denominata, è stata eseguita stamani dai militari della Compagnia di Serra San Bruno e Nardodipace che stanno eseguendo alcune misure custodiali degli arresti domiciliari e dodici misure coercitive dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, a carico di altrettante persone indagate per truffa aggravata “per il conseguimento di erogazioni pubbliche”. Il provvedimento è del Gip del Tribunale di Vibo e recepisce le investigazioni sottoposte poi alla Procura, dalla Stazione Carabinieri del centro vibonese.

Tra i quattro destinatari del provvedimento restrittivo figurano oltre al Sindaco in carica (eletto il 18 novembre del 2013 e già primo cittadino a capo della Giunta che venne sciolta per infiltrazioni mafiose il 19 dicembre del 2011) il titolare di una società sportiva di Nardodipace (di cui sarebbe stata dipendente la moglie del sindaco) e figlio del presunto capo del locale di ’ndrangheta, attualmente detenuto dopo il suo arresto nell’ambito dell’operazione “Crimine” dell’estate del 2010. Il provvedimento ha colpito anche la moglie del Capo della Giunta, che sarebbe stata - per gli inquirenti falsamente - alle dipendenze della società sportiva.

Tra le dodici persone obbligate a presentarsi alla Pg risultano, invece, un assessore alla Giunta di Nardodipace ed il coniuge. L’uomo è stato consigliere di maggioranza dell’Amministrazione comunale sciolta nel 2011 e sarebbe - spiegano sempre gli investigatori - cognato di due elementi ritenuti di spicco (fratelli della moglie, a sua volta indagata nella stessa indagine ed in procinto di ricevere lo stesso provvedimento del marito) della ‘ndrangheta radicata nelle Province di Como e Lecco, arrestati dal Ros di Milano nel novembre 2014, durante l’operazione “Insubria”.

Oltre alle misure cautelari personali, è stato emesso un decreto di sequestro preventivo per equivalente, ai fini della confisca di liquidità, di beni mobili o immobili nella disponibilità degli indagati; sequestro a cui ha collaborato la Guardia di Finanza di Vibo.


I PROVVEDIMENTI di arresto riguardano Romano Loielo e Romolo Tassone (ex vicesindaco di Nardodipace e figlio del presunto boss Bruno), Fabio Rullo e Mario Carrera (quest'ultimo all'estero).

12 le persone sottoposte all'obbligo di firma: Immacolata Aloi, Sonia Cavallaro, Valeria Demasi, Rita Fazio, Marinella Iacopetta, Claudia Ienco, Maurizio Maiolo (attualmente assessore al Comune di Nardodipace), Maurizia Maiolo, Lucia Primerano, Sandro Randò, Grazia Silipo, Graziella Tassone.


IL PUB, IL DENTISTA ABUSIVO E I CORSI IN ABITAZIONI PRIVATE

18:43 | Secondo l'accusa, il sindaco Loielo avrebbe ottenuto dei finanziamenti pubblici per aiuti alle imprese attraverso la concessione di borse lavoro ed incentivi occupazionali sotto forma di integrazione salariale e formazione continua, progetti che sarebbero stati finanziati attraverso il Por Calabria Fse 2007/2013. Il sindaco di Nardodipace, sempre secondo la tesi degli inquirenti, avrebbe girato i finanziamenti ad associazioni che sono ritenute “a lui vicine” tra cui una di volontariato al cui interno vi sarebbe stato anche uno studio dentistico abusivo ed un pub mai aperto.

Complessivamente le istanze che sarebbero state presentate ammonterebbero a circa 100 mila euro: 24 mila euro suddivisi in tre borse lavoro da 8 mila euro l’una; 72 mila come integrazioni salariali, 7 mila per la formazione continua, 1600 per la formazione in aula. Per gli investigatori, il tutto sarebbe avvenuto mediante l’utilizzo di sedi per le associazioni che in realtà sarebbero risultate essere delle abitazioni private e nelle quali l’attività formativa non si sarebbe mai svolta.