Tentata estorsione a ditta eolico nel Catanzarese, due condanne
Si è concluso con due condanne il processo a carico di Rocco Mungo, imprenditore edile di Vallefiorita (Cz), e Domenico Strumbo, imprenditore di Girifalco, accusati di tentata estorsione aggravata nei confronti della società "Brulli energia Spa", impegnata nella realizzazione del parco eolico di Girifalco, nel catanzarese.
Il tribunale collegiale di Catanzaro (presidente Tiziana Macrì, a latere Anna Maria Raschellà e Umberto Catricalà), oggi, ha dichiarato i due imputati colpevoli e ha loro inflitto la pena di due anni due mesi e venti giorni di reclusione e 2.267 euro di multa ciascuno. Entro trenta giorni il deposito delle motivazioni della sentenza cui potrà seguire l'eventuale appello dei difensori, gli avvocati Salvatore Staiano e Arturo Bova.
Il pubblico ministero, lo scorso 22 dicembre, al termine della sua requisitoria aveva invece chiesto due condanne a quattro anni e mezzo di reclusione e 800 euro di multa ciascuno. Secondo la tesi della pubblica accusa confortata oggi dai giudici, nel maggio 2009 il rappresentate della "Brulli" sarebbe stato avvicinato da un uomo, Giovanni Bruno - successivamente rimasto ucciso in un agguato - il quale avrebbe richiesto alla ditta emiliana il pagamento di una somma di denaro con lo scopo "di agevolare la crescita del territorio" - nonostante né lui né alcuno dei suoi familiari fossero in possesso di terreni legati all'iniziativa -, nonché per evitare che succedessero "cose strane" nei cantieri.
A favorire questo incontro, sempre stando alle contestazioni, sarebbe stato proprio Mungo, insieme all'altro imprenditore, Strumbo, che con questa accusa era stato raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare in carcere il 17 maggio 2011. Il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, aveva allora chiesto la medesima misura cautelare anche per Mungo, ma il giudice per le indagini preliminari aveva accolto la richiesta per il solo Strumbo.
Seguì il ricorso della Dda al tribunale della libertà, che accolse l'impugnazione sostenendo che il quadro indiziario raccolto, oltre ad essere grave e concordante, consentisse ampiamente l'adozione della custodia cautelare, e così anche Mungo fu condotto in carcere il 3 novembre seguente. Il provvedimento fu poi confermato dal Riesame l'11 novembre, finché, il 22 dicembre, il gip lo revocò, accogliendo la richiesta dell'avvocato Bova, e rimise Mungo in libertà. (AGI)