Comitato pro Serre: “La Regione si occupi della questione Alaco”

Vibo Valentia Attualità

“Quanto emerso in queste ultime ore nell’ambito dell’inchiesta “Acqua sporca 2”, che ancora una volta va ad accendere i riflettori sul famigerato invaso Alaco, non fa altro che dare piena conferma di quanto il Comitato Civico pro Serre continua a denunciare ormai da oltre quattro anni.

Sotto la vicenda che vede protagonista il bacino dell’Alaco, ubicato a cavallo tra i territori di Brognaturo (Vibo Valentia) e San Sostene (Catanzaro), c’è un sistema – che molti evidentemente credevano inscalfibile – particolare. Una storia di mala gestione che non fa altro che ledere quotidianamente la salute e il diritto all’acqua potabile di centinaia di migliaia di cittadini. Emerge, adesso, non solo l'avvelenamento colposo delle acque erogate dall’Alaco, ma anche una presunta truffa sui controlli che proprio su quelle acque alcune società, per conto della Regione, avrebbero dovuto operare in merito alla classificazione originaria dell’invaso.

Operazione che sarebbe stata effettuata però – come d’altronde si era percepito anche a margine del primo filone dell’inchiesta – in maniera del tutto fittizia, andando a campionare non l’acqua dall’interno del bacino, ma piuttosto quella di alcuni affluenti che dai monti della “Lacina” arrivano nell’invaso che noi da anni definiamo, senza alcun timore di smentita, avvelenato. Come se non bastasse due società, tre imprenditori e diversi funzionari – alcuni dei quali in passato alle dipendenze della Regione Calabria – avrebbero dirottato, a vantaggio di un'azienda privata, dei fondi pubblici destinati invece all'implementazione tecnico-organizzativa dell'Arpacal. Tutto ciò attraverso lo svolgimento di una gara d'appalto gestita da un ex commissario per l'emergenza ambientale.

Visto che, quindi, proprio la Regione Calabria, in un modo o nell’altro, risulta pienamente investita dalle risultanze di entrambe le indagini, ci chiediamo, in attesa che la magistratura continui nel suo processo atto alla ricerca della verità, perché nel frattempo la massima istituzione politica e amministrativa calabrese non avvii azioni dovute, e a questo punto necessarie, per porre realmente in essere provvedimenti adeguati rispetto alla vicenda dell’Alaco e di Sorical, che giorno dopo giorno si fa sempre più inquietante”.