Goletta dei laghi : “Su invaso dell’Alaco basta temporeggiare”
Goletta dei Laghi lascia la Calabria, prima regione dell'edizione 2015, ma non dimentica una questione gravissima, quella che riguarda il bacino dell'Alaco. Oggetto addirittura di un'inchiesta da parte della procura di Vibo Valentia - iniziata nel 2010 e concretizzatasi con 36 indagati tra il 2012 e il 2015 - la Diga dell'Alaco fu realizzata sull'omonima fiumara nell'area della Lacina delle Serre vibonesi, per l'approvvigionamento dell'acqua di 88 comuni ricadenti nelle provincie di Vibo Valentia e Catanzaro. L'opera fu completata dopo circa 40 anni e finanziata con una spesa divenuta enorme, a causa di ben 6 varianti al progetto iniziale e ripetute sospensioni dei lavori, che nel complesso hanno determinato, nell'anno 2002, l'accertamento da parte della Corte dei Conti di un danno erariale di circa 68 milioni di euro.
Nel maggio del 2012, dopo un'attività d'indagine portata avanti dagli investigatori della Procura di Vibo Valentia, i carabinieri dei Nas hanno sequestrato per carenze igienico – strutturali l'acquedotto dell'Alaco ed il relativo impianto di potabilizzazione, riscontrando diversi problemi alla struttura ed in ben 57 apparati idrici tutti collegati all'opera principale. Sempre a causa di carenze igieniche importanti, sono stati emanati 26 avvisi di garanzia, tra i reati a vario titolo contestati, troviamo avvelenamento colposo di acqua e frode in pubblica fornitura.
La vicenda giudiziaria non è ancora conclusa, ma le preoccupazioni dei cittadini aumentano. Dopo la seconda ondata di avvisi di garanzia (febbraio 2015), sarebbe emerso che il bacino idrico non è mai stato classificato e anziché procedere alla classificazione previa analisi delle acque del bacino, erano state analizzate e classificate le acque di alcune fiumare affluenti, pertanto la classificazione di acque potabili previo trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione (A3) dell'invaso assegnata dalla Regione risulterebbe non corrispondente al vero. Inoltre nel corso delle indagini i militari avrebbero scoperto una presunta distrazione di fondi.
Vicende giudiziarie a parte, resta la preoccupazione dei cittadini per la potabilità dell'acqua che, nonostante le rassicurazioni, continua spesso ad arrivare nelle case di colore marrone.
"La presenza della Goletta dei Laghi – dichiara Francesco Falcone, presidente Legambiente Calabria - vuole essere l'occasione per chiedere con forza risposte concrete alle istituzioni: fare chiarezza una volta per tutte sulla condizione delle acque dell'invaso, anche per effetto della nuova indagine della magistratura denominata 'Alaco 2', che vedrebbe coinvolti sette funzionari della Regione Calabria e tre imprenditori delle società Sogesid di Roma e Nautilus di Vibo, per avvelenamento colposo di acque, abuso d'ufficio, omissione d'ufficio e falso. Rischiamo di non raggiungere mai il fondo di un bubbone ambientale e sanitario dai contorni inimmaginabili".
Un problema, quest'ultimo, che non riguarda solo l'acqua fornita dal bacino dell'Alaco, ma che si starebbe allargando a macchia d'olio, coinvolgendo molti altri acquedotti della regione. L'invaso dell'Alaco e l'intera area della Lacina non rappresentano solo un interesse dal punto di vista idrico ma sono identificati per l'alto valore paesaggistico e naturalistico. E' inderogabile un' azione concreta di risanamento ambientale ma, nel contempo, è fondamentale valorizzare e tutelare aree di pregio mai adeguatamente valorizzate. "La vicenda Alaco – dichiara Franco Saragò, della segreteria regionale di Legambinete - è una cartina tornasole degli errori che ne hanno affossato l'economia e incrinato la qualità ecologica. Oggi la Lacina nella sua maestosa bellezza appare come un territorio depredato e quella che fu una terra ricca di acque di qualità viene individuata, nell'immaginario collettivo, come un bacino dalle acque sporche".
L'auspicio di Legambiente è che l'indagine coadiuvata dai militari del Nas e condotta dal pubblico ministero Michele Sirgiovanni della Procura di Vibo Valentia, firmatario anche della prima inchiesta appena giunta al rinvio a giudizio di 16 indagati, tra funzionari pubblici e dirigenti Sorical (società di risorse idriche calabresi), giunga al termine. E faccia uscire tutto il letame non solo dall'acqua calabrese ma anche dalle lobby che stanno uccidendo la nostra terra.
"La recente approvazione del Ddl sugli eco reati – conclude Falcone – è una vittoria ancor più importante, alla luce di quanto accaduto nell'invaso dell'Alaco. La nuova legge sarà uno strumento forte affinché crimini di questo genere siano definitivamente arginati in Calabria come nel resto d'Italia".
Legambiente chiede a gran voce che l'Alaco ritorni ad essere sinonimo di bellezza e di interesse ambientale e non più simbolo di degrado. Un'area protetta conosciuta dai naturalisti e dagli appassionati di birdwatching di tutta Europa, un prezioso presidio di biodiversità che deve essere sottratto dalla pericolosa spirale di inquinamento.