‘Ndrangheta. Confische e sequestri ai clan: aggrediti i beni del presunto boss Michele Maio

Reggio Calabria Cronaca
Michele Maio

La Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Reggio Calabria ha ottenuto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale un provvedimento di confisca preventiva di beni mobili ed immobili, del valore di circa 700 mila euro e considerati riconducibili al patrimonio di Michele Maio (62enne di Taurianova) e del suo nucleo familiare.

I Carabinieri del capoluogo hanno così eseguito il provvedimento a carico dell’uomo che è ritenuto appartenente alla cosca di ‘ndrangheta dei “Maio”, clan attivo in particolare nella frazione di San Martino di Taurianova.

L’attività costituisce la prosecuzione dell’operazione “Tutto in famiglia”, nell’ambito della quale il 62enne fu indagato e successivamente condannato in primo grado a 14 anni e 6 mesi di reclusione per associazione di tipo mafioso.

L’operazione avrebbe consentito agli inquirenti di delineare gli aspetti strutturali e quelli operativi della cosca, dimostrando l’esistenza sul territorio di una Locale di ‘ndrangheta, costituita in “Società”, e di una “Società Maggiore” e di una “Società Minore”: in questo quadro, è la tesi degli investigatori, Maio avrebbe avuto il ruolo di cosiddetto Capo Società”.

Sempre in base alle investigazioni, la cosca, avvalendosi della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento, si sarebbe dedicata, principalmente, all’usura e a reati di estorsioni, danneggiamenti, atti intimidatori in genere: il tutto utilizzando minacce e violenza, imponendo il pagamento di somme o la consegna di parte del materiale prodotto a commercianti, imprenditori e proprietari terrieri.

Gli investigatori hanno intercettato numerose conversazioni tra i presunti componenti del clan in cui si parla di “percentuali” sulle attività economiche svolte dai privati, ed esplicitamente di riscossione di somme non dovute, utilizzando termini evidentemente chiari, come la cosiddetta “busta”.

Insomma, gli inquirenti si dicono certi di aver scoperto un vero e proprio sistema estorsivo legato ad un forte clima di intimidazione che gravava sui cittadini del posto o di coloro che si trovassero, per qualunque motivo, ad operare nel territorio di San Martino. Documentata inoltre, da parte della cosca, l’attività estorsiva nei confronti di imprese aggiudicatarie di lavori pubblici, costrette a pagare dal 2 al 3% del valore dell’appalto, come anche a produttori di arance o proprietari di terreni agricoli.

Il provvedimento di oggi, scaturito dalle risultanze investigative patrimoniali eseguite dal Ros (il Reparto Operativo dei Carabinieri) ha riguardato, dunque, un’impresa individuale operante nel commercio al dettaglio di carni; un’abitazione a Taurianova; svariati rapporti bancari, titoli obbligazionari e polizze assicurative.


UNA CONFISCA PREVENTIVA di beni mobili ed immobili, anche in questo caso per un valore di circa 700 mila euro, è stata eseguita poi nei confronti di Pasquale Hanoman, 51enne di Taurianova, e del suo nucleo familiare.

Quest’ultimo è ritenuto dagli investigatori un appartenente alla stessa “cosca Maio” e anch’egli, dopo l’operazione “Tutto in famiglia”, condannato in primo grado a 18 anni di carcere per associazione di tipo mafioso.

In questo caso la confisca ha riguardato un’impresa individuale del settore della somministrazioni di alimenti e bevande; fabbricati e terreni tra Taurianova e Varapodio; svariati rapporti bancari, titoli obbligazionari e polizze assicurative. In particolare, i Carabinieri hanno apposto i sigilli al Bar “Vecchio Lume” di Taurianova, dove si sarebbero svolte due riunioni di ‘ndrangheta (nel maggio ed aprile del 2011).


CONTEMPORANEAMENTE, A SANT’ILARIO DELLO JONIO, è stata eseguita un’ordinanza di sequestro e confisca nei confronti di Antonio Strangio, 63enne di San Luca, attualmente detenuto. Le consistenze patrimoniali dell’uomo sono state oggetto d’indagine da parte dei Carabinieri reggini dopo una condanna definitiva emessa il 28 ottobre del 2004 e la successiva emissione, il 22 giugno del 2009, di un ordine di esecuzione di pene concorrenti rideterminate in trent’anni di reclusione per i reati di associazione di tipo mafioso, armi, tentato omicidio ed altri.

Il 63enne è ritenuto appartenente alla famiglia degli Strangio, detti gli “Jancu”, di San Luca e “soggetto di elevato profilo criminale” nell’ambito dello stesso clan che, negli anni Ottanta, era dedito ai sequestri di persona. Il sequestro ha riguardato un fabbricato nel comune di Sant’Ilario e del valore stimato di 90mila euro.