“Tutto in Famiglia”, revocata la sorveglianza al presunto boss della locale di San Martino
Il Tribunale per le Misure di Prevenzione di Reggio Calabria (Natina Pratticò presidente estensore, Giovanni Verardi e Jessica Merolla giudici a latere) hanno accolto l’istanza formulata dall’avvocato Antonino Napoli nell’interesse di Michele Maio a cui era stata applicata nel 2016 la sorveglianza speciale per la durata di quattro anni con l’obbligo anche versare 4 mila euro come cauzione, quale prescrizione accessoria alla misura preventiva.
La misura si fondava sulla sentenza di condanna emessa nei suoi confronti nel 2014 nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Tutto in Famiglia” (QUI) per associazione di tipo mafioso rispetto al quale gli furono inflitti 14 anni e 6 mesi di reclusione essendo ritenuto a capo della locale di San Martino.
La sorveglianza speciale, tuttavia, non venne applicata subito a causa dello stato detentivo - per espiazione della pena - a cui Maio era sottoposto e, pertanto, fu eseguita solo all’atto della sua scarcerazione per poi essere sospesa ulteriormente in attesa della decisione del Tribunale finalizzata alla rivalutazione della sua “pericolosità sociale”.
La difesa, durante la discussione, ha dedotto che le relazioni comportamentali redatte dalle case di reclusione dove Maio era stato detenuto deponessero “univocamente nell'acclarare la irreprensibile condotta serbata dal proprio assistito durante tutto l'arco temporale di restrizione intramuraria”.
Il legale attraverso una idonea produzione documentale, aveva poi evidenziato che non risultassero essere stati segnalati né rilievi disciplinari né note di demerito comportamentale, “indici di una progressiva risocializzazione e rieducazione del Maio, assolvendo dunque alle finalità tipiche cui mira la sanzione penale”.
Inoltre, Napoli ha puntualizzato che dalle relazioni di sintesi stilate dall'equipe penitenziaria della casa di reclusione di Saluzzo, si è dato atto costantemente che l’uomo abbia sempre limitato la sua partecipazione alle attività comportamentali e all'attività scolastico-lavorativa a causa delle precarie condizioni di salute, così come confermato dalle dovese visite eseguite negli ospedali ambulatoriali vicini al luogo in cui era ristretto.
Infine, Maio non è stato sottoposto, durante tutto il periodo di detenzione ad alcuna altra indagine e, pertanto, nessuna attualità della pericolosità sociale sarebbe stata ravvisabile per come ritenuto dalle Sezioni Unite Gattuso. Il Tribunale, pertanto, ritenendo la pericolosità qualificata del Maio non attuale ha revocato la misura.