Appalti, intimidazioni ed estorsioni: maxi blitz nel reggino, 48 arresti

Reggio Calabria Cronaca

Si va dall’associazione mafiosa all’estorsione, dal danneggiamento al trasferimento fraudolento di valori, dalla procurata inosservanza di pena al porto illegale di armi. Tutti reati aggravati dallo scopo di agevolare la ‘ndrangheta.


Sono queste le accuse mosse nei confronti di 48 persone arrestate stamani nel corso dell’operazione antimafia che gli inquirenti hanno battezzato, significativamente, Terramara-Closed”.

Ad eseguire il blitz sono, insieme, Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia. In 44 sono in carcere e altri quattro ai domiciliari mentre sono in corso diverse perquisizioni ed un imponente sequestro di beni che ammonta ad un valore di 25 milioni di euro.

L’operazione - scattata all’alba nella provincia di Reggio Calabria e in altre regioni d’Italia - nasce da un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo calabrese: sviluppata tra il 2012 ed il 2016 è confluita in distinte indagini condotte dalla polizia e dai carabinieri dello Stretto permettendo di delineare gli assetti e l’operatività delle cosche Avignone-Zagari-Fazzalari-Viola cui sarebbero collegati, “con autonomia funzionale”, i gruppi Sposato-Tallarida e Maio-Cianci, attivi entrambi nell’area di Taurianova e nelle zone limitrofe.

“IL SOFISTICATO CIRCUITO CRIMINALE”

Gli inquirenti avrebbero documentato diversi casi di intimidazioni con danneggiamenti ed estorsioni attuati dai presunti affiliati ai clan ma anche l’infiltrazione mafiosa nel Comune di Taurianova - soprattutto negli appalti per la realizzazione di opere pubbliche - così come il condizionamento del settore edile e alimentare.

La tesi, inoltre, è che le cosche controllassero e dirigessero le intermediazioni immobiliari, le produzioni serricole e quelle di energie rinnovabili.

Nel contempo sarebbero stati anche individuati i soggetti che - attraverso quello che gli investigatori definisconoun sofisticato circuito criminale” - avrebbero favorito per quasi vent’anni la latitanza di Ernesto Fazzalari, ritenuto esponente di spicco dell’omonima cosca e catturato dai Carabinieri il 26 giugno del 2016.

IN MANETTE EX SINDACO ED ASSESSORE

Tra gli arrestati di oggi c’è anche Domenico Romeo, l’ex sindaco di Taurianova in carica per ben due mandati, dal giugno 2007 al gennaio del 2009 e poi dal maggio del 2011 al luglio del 2013. L’ex primo cittadino è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa: secondo gli inquirenti avrebbe favorito le cosche locali concedendo autorizzazioni così da beneficiare imprese riconducibili alle cosche.

In manette anche Francesco Sposato, assessore allo Sport, Turismo e spettacolo nella prima giunta di Romeo, di cui sarebbe stato un uomo di fiducia, e consigliere di minoranza nel secondo mandato. Gli inquirenti gli contestano la partecipazione all’associazione mafiosa, in particolare al gruppo Sposato-Tallarida aderente al cartello Zagari-Viola-Fazzalari. La tesi è che il suo ruolo sia stato quello di far acquisirealla cosca di appartenenza” e con azioni corruttive ed abusando della sua qualifica di pubblico ufficiale”, il controllo degli appalti pubblici di Taurianova.

ANCHE IL CIMITERO FACEVA GOLA AL CLAN

Secondo le indagini vi sarebbe stata una “rottura degli equilibri” tra i due uomini politici registratasi nel momento in cui il sindaco si sarebbe opposto alla realizzazione del progetto imprenditoriale della famiglia Sposato che avrebbe voluto acquisire il controllo e gestire del cimitero di Iatrinoli di Taurianova.

L’inchiesta svelerebbe dunque come quella Amministrazione comunale “avesse improntato la propria azione politico-amministrativa a soddisfare gli interessi e le istanze provenienti delle cosche della ‘ndrangheta”.

(notizia in aggiornamento)