Terramara Closed, Cassazione annulla revoca indulto ad indagato
La Corte di Appello di Reggio Calabria – in funzione di giudice dell’esecuzione – aveva revocato l’indulto concesso ad Agostino Condomitti, con riferimento alla sentenza che lo aveva condannato a 2 anni ed 8 mesi di reclusione oltre a 3 mila euro di multa, in quanto ritenuto colpevole di reati in materia di armi, fatti che risalirebbero al 2005.
La decisione si era fondata sul rilievo che - entro il quinquennio decorrente dall’entrata in vigore, il primo agosto del 2006, della legge. 241 relativa alla concessione dell’indulto, Condomitti aveva commesso un altro delitto non colposo, in relazione al quale aveva riportato una condanna ad una pena superiore a 2 anni di reclusione (per associazione mafiosa, decorrente dal 2007 e per il quale era stato condannato il 20 aprile del 2021 dalla Corte di appello reggina.
Come spiega il suo legale, l’avvocato Antonino Napoli, con un ricorso in Cassazione, la difesa aveva dedotto che la data di commissione del fatto doveva però esser fatta coincidere con il suo ingresso nel sodalizio, con la funzione di sgarrista.
Un fatto, questo, come evincibile dalla visione dell’incarto processuale, collocato - già nel capo di imputazione - all’anno 2014 (sarebbe a dire, quando era già decorso il quinquennio indicato dalla legge 241 del 2006).
La Corte di cassazione, accogliendo le argomentazioni difensive, ha stabilito che il principio di diritto che governa la materia è nel senso della doverosità dell’individuazione, in executivis, della data di commissione del reato.
Secondo la giurisprudenza di legittimità proprio con riferimento alle fattispecie di reato permanente, contestato nella forma cosiddetta aperta (ossia, senza l’indicazione della data di cessazione della condotta criminosa), laddove in sede di esecuzione un qualsiasi effetto giuridico dipenda dalla precisa indicazione di tale data, restata sostanzialmente indefinita, in sede di cognizione, sia poi compito del giudice dell'esecuzione accertarla, all’esito di un accurato esame degli elementi a sua disposizione.
La Corte di Cassazione ha conseguenzialmente annullato l’ordinanza con rinvio degli atti alla Corte di appello di Reggio Calabria, per nuovo giudizio".