Condanna in Cassazione, scatta la confisca beni all’imprenditore dei rifiuti
Beni per un valore stimato in oltre otto milioni di euro sono stati confiscati a Carlo Samà, imprenditore nel settore della raccolta e smaltimento di rifiuti condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso nell’ambito dell’operazione “Nepetia”, blitz che nel 2007 portò all’arresto di 39 persone ritenute esponenti della cosca "Gentile-Besaldo".
Il provvedimento, eseguito dalla Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro ed emesso dalla Corte d’Appello del capoluogo, è divenuto definitivo per effetto del vaglio della Corte di Cassazione con il quale è stata disposta l’acquisizione al patrimonio dello Stato di una serie di cespiti considerati riconducibili all’imprenditore di Amantea.
I beni confiscati sono composti da quote sociali e compendi aziendali delle società “Samà Carlo”, “Servizi Ambientali”, “Amagestioni”, “Amambiente” e “Tirreno Servizi”, tutte con sede nel comune sulla costa tirrenica cosentina. Il dispositivo riguarda anche decine di beni immobili e mobili registrati, mezzi industriali e numerosi rapporti finanziari.
Il procedimento di confisca era stato avviato nel 2012 con il deposito di una proposta articolata presentata dal Procuratore Distrettuale di Catanzaro sulla base degli accertamenti patrimoniali eseguiti dalla Dia. Il tutto è poi confluito in una proposta autonoma a firma del direttore della Direzione investigativa, Nunzio Antonio Ferla.