Faida del pane nel vibonese: in 6 a giudizio, anche uno degli assassini di Nicholas Green

Vibo Valentia Cronaca

Una vera e propria faida tra due famiglie che ha insanguinato Mileto nell’estate del 2013. Due efferati omicidi avvenuti a distanza di un mese, l’uno in risposta dell’altro. Da una parte i Mesiano e dall’altra i Corigliano.

In cinque erano finiti in carcere nel marzo dello scorso anno nell’ambito dell’operazione che i carabinieri di Vibo hanno denominato “Miletos” (LEGGI).

Un’inchiesta partita dall’agguato che costò la vita a Giuseppe Mesiano, panificatore di Calabrò (frazione di Mileto), assassinato a colpi d’arma da fuoco il 18 luglio del 2013 (LEGGI).

In risposta a questo delitto si sarebbe poi consumato un altro omicidio, quello di Antonio Angelo Corigliano, freddato in pieno centro e in pieno giorno a Mileto il 20 agosto dello stesso anno (LEGGI).

Quello di oggi è stato il giorno dell’udienza preliminare al termine della quale il gup distrettuale di Catanzaro ha accolto le richieste di rinvio a giudizio formulate dal Pm titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci, mandando a processo tutti gli imputati. Fissata per il prossimo 20 giugno dinnanzi alla Corte d’assise di Catanzaro la prima udienza.

IN SEI A GIUDIZIO

A processo sono quindi finiti i sei imputati, tutti originari di Mileto. Si tratta di Giuseppe Corigliano, 81 anni (avvocato Aldo Currà e Franco Crupi); Vincenzo Corso, detto “Enzo”, 45 anni (avvocati Salvatore Staiano e Gianfranco Giunta); Gaetano Elia, 51 anni (avvocati Giuseppe Iannello e Francesco Muzzopappa); Rocco Iannello 44 anni (avvocati Giuseppe Di Renzo e Mario Santambrogio); Giuseppe Ventrice 42 anni (avvocati Giancarlo Pittelli e Michelangelo Miceli); Francesco Mesiano, detto “Franco” 46 anni (avvocati Francesco Calabrese e Michelangelo Miceli).

Stralciate (in attesa di essere definite) le posizioni di altri tre indagati. Si tratta di Domenico Iannello e dei cugini Salvatore e Pasquale Pititto, gli ultimi due già detenuti per l’operazione antidroga “Stammer” (LEGGI).

LA FAIDA DEL PANE

Per gli inquirenti il movente dei due delitti sarebbe da inquadrare nei contrasti tra le due famiglie iniziati per la mancata fornitura del pane prodotto nel panificio dei Mesiano ad un supermercato di proprietà di alcuni familiari dei Corigliano.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, a commettere l’omicidio di Giuseppe Mesiano sarebbero stati Giuseppe Corigliano e il figlio Angelo Antonio (poi assassinato). Un omicidio che pianificato in seguito al danneggiamento del portone dell’abitazione familiare compiuto da Rocco Iannello.

Un paio di settimane dopo i Mesiano avrebbero risposto uccidendo in pieno centro a Mileto proprio Angelo Antonio Corigliano, assassinato nei pressi di un bar con numerosi colpi di pistola (LEGGI).

Per l’accusa il mandante dell’omicidio sarebbe Francesco Mesiano e all’organizzazione avrebbe partecipato anche Vincenzo Corso, considerato il suo braccio destro, incaricato di presidiare i luoghi prescelti per compiere l’agguato e pedinare la vittima designata.

Nell’inchiesta finiscono anche Giuseppe Ventrice e Gaetano Elia. Il primo come titolare della ditta di autotrasporti ed effettivo utilizzatore dell’impianto di videosorveglianza installato in un magazzino di Mileto; il secondo come tecnico installatore e addetto alla manutenzione dell’impianto.

Su richiesta di Franco Mesiano e Vincenzo Corso avrebbero fornito loro il dvd contenenti le registrazioni delle immagini che inquadravano i killer di Giuseppe Mesiano mentre passavano dinnanzi al magazzino per dirigersi sul luogo del delitto.

L’ASSASSINIO DI NICHOLAS GREEN

Tra le sei persone finite a processo c’è anche Francesco Mesiano, detto “Franco”, 46 anni, condannato in via definitiva (insieme a Michele Iannello) per l’assassinio di Nicholas Green, il bimbo statunitense ucciso la sera del 29 settembre del 1994 sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Mesiano è il figlio di Giuseppe, ucciso nel 2013 (LEGGI), omicidio al quale fece seguito per vendetta, quello di Angelo Antonio Corigliano.

Oggi si trova detenuto nel carcere di Vibo ma in quell’estate era in libertà dopo avere scontato una condanna a 20 anni di reclusione. Per il delitto di Nicholas Green Mesiano si è sempre dichiarato innocente.

Era finito in carcere nel 1994 con l’accusa di essere stato l’autista dell’auto che il 29 settembre 1994 assaltò sull’autostrada, nel tratto vibonese, la Y10 guidata da Reginald Green, scambiata da Francesco Mesiano e Michele Iannello, per quella di un gioielliere.

Nell’inseguimento fu esploso un colpo di pistola che colpì mortalmente il piccolo Nicholas che si trovava sul sedile posteriore insieme alla sorellina Eleonor.