Faida a Mileto del 2013. Blitz nel vibonese: cinque arresti, una dozzina gli indagati
Al centro la faida tra i Mesiano e i Corigliano che, nel 2013, insanguinò il vibonese: una guerra di mafia iniziata nell’estate di quell’anno con l’omicidio di Giuseppe Mesiano (LEGGI) , a cui seguì - appena un mese dopo - l’assassinio di Angelo Antonio Corigliano (LEGGI).
Su questi episodi - e su altre dinamiche - gli inquirenti ritengono oggi di aver fatto luce ed è così che è scattata stamani all’alba un’operazione, denominata "Miletos", con cui i Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia stanno eseguendo cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, degli omicidi del 2013.
Il blitz, condotto dal Reparto Operativo dell’Arma sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, va a colpire in tutto una dozzina di indagati.
Le indagini sfociate negli arresti di questa mattina avrebbero fatto emergere le dinamiche dei fatti ed i responsabili di quanto accaduto nell'estate del 2013, quando il territorio di Mileto è stato interessato da due cruenti fatti di sangue, l'omicidio di Giuseppe Mesiano, avvenuto il 17 luglio 2013, e quello di Angelo Antonio Corigliano avvenuto il 19 agosto 2013.
In carcere sono finiti Giuseppe Corigliano, 80enne; Francesco Mesiano, 45enne (già condannato per l'omicidio del piccolo Nicolas Green); Vincenzo Corso, 45enne cognato dei Mesiano; Gaetano Elia, 51enne e Giuseppe Ventrici, 41enne; tutti di Mileto.
Per i cugini Salvatore e Pasquale Pititto - che sono già detenuti nell’ambito dell'operazione Stammer - notificata una nuova ordinanza in carcere; così come per Rocco e Domenico Iannello, rispettivamente di 43 e 41 anni.
A Corso, Elia, Iannello, Mesiano, Ventrici, Pasquale e Salvatore Pititto gli inquirenti contestano l'assassinio di Angelo Antonio Corigliano mentre a Giuseppe Corigliano, in concorso con Angelo Antonio Corigliano (ucciso il 20 agosto 2013), quello di Giuseppe Mesiano.
Su Francesco Mesiano pende anche un’accusa di tentata estorsione (ai danni di un supermercato di Giuseppe Corigliano), minaccia e, insieme a Rocco Iannello, anche un incendio.
I contrasti fra le famiglie Corigliano e Mesiano sarebbero iniziati per la mancata fornitura del pane, prodotto dal panificio dei Mesiano, ad un supermercato della famiglia Corigliano. Da qui prima l'incendio del portone di casa di Giuseppe Corigliano a Mileto, la risposta con l'omicidio di Giuseppe Mesiano il 17 luglio 2013 e quindi la vendetta con l'omicidio di Angelo Antonio Corigliano. Quest'ultimo omicidio sarebbe stato deciso nel corso di un summit presieduto da Pasquale Pititto, ritenuto il capo della criminalita' organizzata di Mileto.