Società ricattata, scatta il blitz: in manette i capi ultras della Juventus
“Se non ci date lo stadio vi facciamo squalificare lo stadio con cori razzisti”: una minaccia, più un ricatto che sarebbe andato avanti per tutta una stagione calcistica nella massima serie.
Destinataria dell’avvertimento i vertici della “Vecchia Signora”, ovvero i dirigenti della Juventus che - almeno secondo gli inquirenti - sarebbe stata sotto scacco dei gruppi ultras, accoratisi per mantenere addirittura quello chge viene definito come un “controllo militare” della curva bianconera.
Dopo la denuncia della stessa Juve, circa un anno fa, era già scattata un’inchiesta. Un’altra operazione, condotta dalla squadra mobile di Torino, aveva anche scoperto delle presunte infiltrazioni mafiose della ‘ndrangheta in curva (LEGGI).
Per mesi gli investigatori della Digos piemontese hanno così tenuto sotto controllo i capi delle principali tifoserie, intercettandoli anche nei continui tentativi di estorsione per ottenere biglietti omaggio o, comunque, in più rispetto a quelli consentiti.
L’indagine avrebbe così portato alla luce anche una rete di biglietterie compiacenti in giro per l’Italia che avrebbe consentito, in particolare al gruppo dei Drughi di recuperare in modo illecito centinaia di ticket da rivendere a prezzi maggiorati.
Stamani la stessa Digos torinese ha fatto scattare il blitz: l’operazione è stata denominata in codice “Last Banner” ed ha portato all’arresto di una dozzina tra i capi ultras dei Drughi appunto, ma anche dei Tradizione, dei Viking e del Nucleo 1985.
Le accuse contestate a vario titolo vanno dall’associazione a delinquere, all’estorsione aggravata, all’autoriciclaggio e alla violenza privata.
In corso anche una quarantina di perquisizioni in tutto il paese, coordinate dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione in collaborazione con gli uomini delle Digos di Alessandria, Asti, Como, Savona, Milano, Genova, Pescara, La Spezia, L’Aquila, Firenze, Mantova, Monza, Bergamo e Biella.
Tra le persone finite in manette il “capo assoluto” dei Drughi, Dino Mocciola, soggetto che era già stato arrestato, all’inizio degli anni ’90, per aver ucciso un carabiniere durante una rapina e tra l’altro, ritenuto dagli investigatori come uno dei responsabili delle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in curva.
Arrestati anche il braccio destro di Mocciola, Salvatore Cava; così come il leader dei Tradizione, Umberto Toia; Beppe Franzo, presidente dell’associazione Quelli di via Filadelfia e volto storico del tifo.