I soldi della Multiservizi alle cosche reggine. Otto imprenditori in manette
La manutenzione della rete stradale cittadina, della rete idrica, dell’illuminazione, delle scuole e dei parchi dovevano essere assicurati dai milionari stanziamenti di fondi pubblici confluiti nella Multiservizi spa.
Denaro che, invece di essere destinato ai servizi della collettività, sarebbe confluito nelle tasche delle cosche e con il beneplacito di politici e imprenditori ritenuti collusi con la ‘ndrangheta.
Quello messo in atto a Reggio Calabria è per gli inquirenti un vero e proprio “piano strategico” diretto al controllo della cosa pubblica e all’accaparramento di ingenti profitti “…per far sì che la Multiservizi … divenisse uno strumento funzionale al soddisfacimento degli interessi economici della 'ndrangheta e di alcune famiglie di imprenditori ad essa legate…”.
Soldi, tanti saldi che, attraverso un meccanismo fraudolento, avrebbero così favorito società facenti capo a famiglie vicine alla criminalità organizzata reggina.
Questa mattina i finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto operativo dei colleghi di Milano, Siena ed Agropoli, hanno eseguito – nel corso dell’operazione Mala Gestio – dei provvedimenti emessi dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale cittadino, Giovanna Sergi, su richiesta del Procuratore Aggiunto Gerardo Dominijanni (QUI).
GLI ARRESTATI
Ai domiciliari sono finiti otto imprenditori reggini: Pietro Cozzupoli 81enne; Lauro Mamone, 62enne; Giuseppe Rocco Giovanni Rechichi detto "Pino", 61enne; Antonino Rechichi, 34enne; Giovanni Rechichi, 34enne; Rosario Giovanni Rechichi, 58enne; Michelangelo Maria Tibaldi, 52enne; Michele Tibaldi, 32enne.
Sono ritenuti responsabili - a vario titolo e in concorso tra loro - del reato di bancarotta fraudolenta: come titolari di qualifiche societarie, avrebbero distratto il patrimonio delle società “Multiservizi S.p.a.” e “Gestione Servizi Territoriale S.r.l.” (G.S.T. S.r.l.) in pregiudizio dei creditori, cagionandone dolosamente il fallimento.
Contestualmente è stato eseguito un “decreto di sequestro preventivo d’urgenza e contestuale richiesta di convalida” nei confronti di Pietro Cozzupoli, Michelangelo Tibaldi, Brick srl e della Ingg. Demetrio, Pietro e Domenico Cozzupoli srl - che colpisce somme di denaro per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro.
I SOLDI NELLE TASCHE DELLE COSCHE
Le misure sono l’epilogo delle indagini portate avanti dal Gico nell’ambito dell’operazione denominata “Mala Gestio”, grazie alla quale verrebbe alla luce la motivazione che ha portato al fallimento delle società in questione.
Il fallimento sarebbe stato dunque da ricondursi ad un “ingegnoso meccanismo fraudolento” che, messo a punto da coloro i quali ricoprivano contemporaneamente cariche sociali nelle due imprese fallite e in altre ditte a favore delle quali venivano svolte le distrazioni di risorse economiche, avrebbe assicurato agli indagati ingenti somme di denaro che, liquidate dal Comune di Reggio Calabria (unico finanziatore della Multiservizi di cui deteneva la quota del 51% del capitale sociale), prima venivano introitate nelle casse della G.S.T. Srl e poi da queste confluivano nelle tasche dei singoli privati.
In particolare, nel 2004 il Comune della città dello Stretto, dopo aver esperito una apposita procedura ad evidenza pubblica per l’individuazione del Socio privato, ha costituito la “Multiservizi Reggio Calabria S.p.A.”, società mista con capitale pubblico maggioritario - il cui socio privato, detentore del 49% del capitale sociale, era la citata società di scopo G.S.T. S.r.l. - al fine di assicurare le pubbliche attività di manutenzione dei servizi a rete stradale; del servizio idrico integrato; delle opere edili: patrimonio edilizio, edifici istituzionali, aree mercatali, lido comunale.
Inoltre, la manutenzione degli impianti sportivi: palasport, palestre, campi, gradinate, aree gioco; dei parchi, giardini, viali, parchi giochi ed aree a verde pubblico; degli uffici giudiziari; la manutenzione e controllo della segnaletica stradale, la pubblica illuminazione; la manutenzione ordinaria e straordinaria dei beni demaniali e patrimoniali comunali nonché alcune attività ad esse connesse, quali la pulizia dei locali e la sorveglianza.
LE SPIEGAZIONI DI “MAMMASANTISSIMA”
Lo stesso giorno, con la sottoscrizione di quello che viene definito come un “incomprensibile patto parasociale” - contrariamente a quanto previsto dall’appena stipulato atto costitutivo e pur essendo il Comune detentore del 51% del capitale sociale della Multiservizi – l’allora sindaco Giuseppe Scopelliti avrebbe deciso di non controllare più la partecipata, assegnando in via esclusiva tutti i poteri di gestione al socio privato di minoranza, la Gts appunto.
Le risultanze investigative di cui all’operazione “Mammasantissima” (QUI), fornirebbero in parte una spiegazione a questa circostanza.
Per gli inquirenti la prova di ciò sarebbe un’intercettazione del 14 maggio 2002, nel corso della quale Paolo Romeo, destinatario di una misura cautelare in quel procedimento penale, nel compiacersi per una possibile vittoria di Scopelliti, avrebbe fatto riferimento all’appoggio elettorale dell’imprenditore Cozzupoli e di Giuseppe Rechichi (“vince lo stesso – perché c’è Cozzupoli che deve incassare delle somme, che praticamente è in uno stato di bisogno attualmente” mentre “dall’altro c’è Pino che sta partecipando a queste gare per la esternalizzazione”) e quindi proprio gli imprenditori che avrebbero avuto col tempo il controllo della partecipata.
LA CONVENZIONE COL COMUNE
Nel 2007 le due società, la Multiservizi S.p.a. - nella persona dell’Amministratore Delegato Lauro Mamone - e la G.S.T. s.r.l. - nella persona dell’AD Michelangelo Tibaldi – avevano stipulato una convenzione ed un disciplinare per lo svolgimento delle prestazioni previste dal contratto di servizio tra Comune e Multiservizi S.p.a., consistente nella prestazione di generici servizi (studio dei dati e controllo di gestione; progettazioni ed elaborazione di manuali di sicurezza; sviluppo di procedure amministrative, gestionali, di sicurezza; auditing legale, etc.) che la G.S.T. poteva assumere e definire in modo del tutto autonomo ed il cui compenso era determinato a priori - a favore della stessa GST - prescindendo del tutto dalla valutazione del costo dei servizi resi, come quota percentuale dei ricavi di Multiservizi.
La convenzione, ritengono ancora gli investigatori, sarebbe stata uno strumento degli indagati per accaparrarsi ingentissimi e immeritati ricavi che avrebbero svuotato le casse di Multiservizi ai danni del Comune di Reggio Calabria e portato la società partecipata al fallimento.
Al riguardo, tra il 2007 e il 2012, Multiservizi ha pagato alla G.S.T. un importo complessivo di oltre 11,9 milioni di euro prevedendone in contabilità il pagamento di altri 5,8.
Nel 2007, poco dopo la stipula della convenzione, la G.S.T. era composta ed amministrata - tra gli altri - da Pietro Cozzupoli, legale rappresentante e presidente del C.d.a.; Michelangelo Tibaldi, amministratore delegato; Michele Tibaldi e Antonino Rechichi.
Seguendo lo stesso schema attuato per la Multiservizi, gli indagati avrebbero stipulato tra la G.S.T. e le società - a loro riconducibili - che ne detenevano il capitale sociale (REC.IM S.r.l., Ingg. Demetrio Pietro Domenico Cozzupoli e Brick) una serie di contratti di servizi nei quali, a fronte di generiche prestazioni d'opera in favore della G.S.T., erano stabiliti enormi compensi costituiti da una percentuale sui ricavi di quest’ultima, nonché rimborsi spese considerati del tutto avulsi dal reale valore delle prestazioni fornite.
Tutti i contratti citati sono stati chiusi dal legale rappresentante di G.S.T., Michelangelo Tibaldi, rispettivamente con Antonino Rechichi (per RE.CIM. s.r.l.), con Michele Tibaldi - figlio di Michelangelo – (per Brick s.r.l.) e Pietro Cozzupoli (per Ingg. Demetrio Pietro Domenico Cozzupoli s.n.c.) assicurando alle imprese ai medesimi riconducibili, tra il 2008 e il 2011, profitti complessivamente pari a 5.854.974 euro; sono stati, inoltre, inseriti in bilancio ulteriori debiti per fatture da pagare per 3.906.219 euro.
Gli indagati, ricoprendo cariche all'interno delle società coinvolte, si sono prodigati per introitare indebitamente le risorse pubbliche che, attraverso contratti fraudolentemente predisposti, garantivano ai soci di G.S.T., quindi agli indagati, di beneficiare di enormi somme di denaro.
A completare il quadro, si riportano le risultanze emerse a carico di alcuni degli odierni indagati nell’ambito di altri procedimenti: Giuseppe Rechichi, cui erano riconducibili le società G.S.T. S.r.l. e REC.IM. S.r.l. –, che nel 2008 era stato addirittura nominato direttore tecnico di Multiservizi S.p.a. – in seno all’indagine “Astrea” è stato ritenuto personaggio di vertice della cosca “Tegano” e destinatario nel 2011 di provvedimento restrittivo personale. Nella stessa indagine, Giovanni Tegano, Carmelo Barbaro e Rosario Rechichi Giovanni sono stati ritenuti responsabili - tra l’altro - di aver fittiziamente attribuito la titolarità della società Sica s.r.l. ai fratelli Antonino e Giovanni Rechichi mediante la partecipazione nella società Rec.IM s.r.l., che è stata confiscata, unitamente alla Sica s.r.l., anche se le imputazioni formulate nei confronti dei citati germani non trovavano riscontro in sede processuale
IL CONTROLLO DELLA COSCA
Secondo le indagini, la cosca “Tegano”, attraverso la famiglia Rechichi, sarebbe riuscita ad infiltrarsi e a controllare completamente il flusso di denaro che, dalle casse comunali, affluiva alla Multiservizi infiltrando un loro uomo fidato (Pino Rechichi) nel ruolo di direttore operativo con ampia capacità decisionale.
Inoltre, Giuseppe Rechichi emergerebbe con ruolo di spicco anche nell’ambito del procedimento denominato “Gotha” (QUI).
Lauro Mamone è poi ritenuto vicino alla cosca “Libri”, secondo le risultanze dell’operazione “Rifiuti Spa 2” (QUI) con l’accusa della partecipazione ad una associazione di stampo mafioso, associazione a delinquere semplice, aggravata dal metodo mafioso e di truffa aggravata.
Nel 2012 la Prefettura reggina, anche alla luce degli elementi emersi nell'ambito delle indagini sopra indicate, tenuto conto che la REC.IM s.r.l. deteneva una parte rilevante del capitale di G.S.T., ha emesso una interdittiva antimafia nei confronti di quest’ultima e a seguito della quale il Comune ha deliberato lo scioglimento della Multiservizi Reggio Calabria Spa mettendola in liquidazione.
Entrambe le società, tra il 2014 e il 2015, sono state dichiarate fallite. Sono state svolte indagini a carattere economico-patrimoniale, volte all’individuazione del patrimonio finanziario e immobiliare riconducibile ai presunti componenti del sodalizio e valorizzando le risultanze delle indagini pregresse, sono state ricostruite le acquisizioni patrimoniali e finanziarie - dirette o indirette - effettuate nell’arco temporale d’interesse, definendo il profilo reddituale e quello patrimoniale degli indagati e dei relativi nuclei familiari.