Inchiesta Festival di Spoleto, indagini chiuse: Oliverio e la “pubblicità personale” coi soldi della Regione
Fondi pubblici che sarebbero stati usati per pagare “una personale promozione politica della figura del governatore e del suo partito”, una somma intorno ai 100 mila euro che secondo la tesi degli inquirenti - che vi hanno acceso un faro per vederci chiaro - e che sarebbe stata spesa dalla Regione ufficialmente per promuovere la Calabria al Festival di Spoleto, ma in realtà - è questa l’ipotesi - per finalità tutt’altro che collettive.
Dunque, la Procura di Catanzaro ha chiuso le indagini sull’inchiesta sulla vicenda e che vede contestare al governatore Mario Oliverio l’accusa di peculato, presidente che è indagato insieme Mario Luchetti, legale rappresentante della società Hdra Spa, che gestisce il format giornalistico che ha realizzato quel talk show presente all’interno della manifestazione svoltasi in Umbria.
Nell’avviso di conclusione delle indagini non si fa riferimento a Ferdinando Aiello, ex deputato il cui nome era invece presente nell’ordinanza con la quale nell’estate corsa era scattato un sequestro da 95 mila euro a carico del governatore (QUI).
La procura indicava Aiello come “l’istigatore e determinatore della condotta, nonché in parte beneficiario dei fondi” ritenuti come “distratti” ma la sua posizione è stata stralciata.
Gli inquirenti contestano dunque che con quella somma, i 100 mila euro appunto, si sarebbero pagati uno spot di due minuti sulla nostra regione, ma “senza possibilità di riproduzione televisiva”, e l’intervista che Paolo Mieli condusse con Oliverio ma che, sempre secondo gli inquirenti, avrebbe trattato di temi generali di carattere politico, senza riferimento a scopi promozionali ella Calabria.
Per Sostituto Graziella Viscomi, i fondi stanziati, sarebbero serviti poi a coprire le spese per il trasporto, il vitto e il pernottamento di tutti gli ospiti del talk show di Mieli (tra cui figurano Raffaella Carrà, Carlo Freccero, Ennio Fantastichini ecc), così come le spese per il materiale fotografico e video degli incontri.
Gli indagati hanno ora venti giorni per chiedere di essere ascoltati e poi si deciderà se procedere con il rinvio a giudizio o una richiesta di archiviazione.