‘Ndrangheta e scommesse, mega sequestro da quasi mezzo miliardo di euro
Un maxi sequestro di beni riconducibili all’imprenditore 43enne Antonio Ricci, attivo nel settore del gambling e arrestato a Malta lo scorso aprile (QUI), è in corso di esecuzione da parte delle Fiamme gialle reggine, insieme allo Scico di Roma, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, diretta da Giovanni Bombardieri.
Il provvedimento, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale dello stretto - presieduta da Ornella Pastore - su richiesta dell’Aggiunto Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Stefano Musolino, ha disposto l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale su compendi societari e rapporti finanziari del valore complessivo stimato in circa 400 milioni di euro.
IL “CURRICULUM” DELL’IMPRENDITORE
La figura di Antonio Ricci era emersa nell’ambito dell’operazione “Galassia” (QUI). Allora, era il 2018, vennero coinvolte 20 persone, accusate di reati che andavano dall’associazione di tipo mafiosa, al riciclaggio, alla truffa, l’esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa, detenzione di armi, estorsione e danneggiamento (QUI).
Nel blitz vennero anche sequestrati i compendi aziendali di 23 società estere, 15 imprese nazionali, quote societarie, 33 siti di scommesse on line nazionali e internazionali, beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un valore oltre 724 milioni di euro.
IL BUSINESS DEL GIOCO ONLINE
Le indagini avrebbero accertato l’esistenza di diverse presunte associazioni per delinquere operanti sul territorio nazionale ed attive nel settore della raccolta del gioco e delle scommesse con i marchi “Planetwin365”, “Betaland” e “Enjoybet”. Gli investigatori ipotizzano che in rapporto con la ‘ndrangheta – in particolare le cosche “De Stefano-Tegano”, “Pesce-Bellocco” e “Piromalli” - da un lato avrebbero consentito a quest’ultima di infiltrarsi nella propria rete commerciale e di riciclare imponenti guadagni ritenuti illeciti, dall’altro avrebbero tratto esse stesse un significativo supporto per l’ampliamento dei propri affari e per la distribuzione capillare del loro marchio sul territorio.
IL RUOLO DI RICCI
In questo contesto sarebbe dunque emersa la figura di Ricci che secondo gli inquirenti avrebbe commesso diversi illeciti quanto alla raccolta fisica delle scommesse senza la concessione rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, e utilizzato siti on line “.com” completamente illegali, celando la raccolta illegale di scommesse dietro uno schermo giuridico fittizio costituito da Centri Trasmissioni Dati (CTD) e Punti Vendita Ricariche (PVR).
Attività che sarebbero state perpetrate tramite una società, la “GVC New Ltd” e, successivamente, la “Oia Services Ltd”, entrambe con sede a Malta ma, di fatto, attive in Italia attraverso una organizzazione stabile costituita dai citati punti “commerciali” distribuiti sul territorio nazionale.
LA LATITANZA
L’imprenditore del “gambling”, destinatario di un arresto in carcere, si era però reso irreperibile durante l’esecuzione dello stesso venendo poi rintracciato dal Nucleo PEF di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma a Malta e, in collaborazione con il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, tratto lì in arresto dalla polizia locale e successivamente rimesso in libertà dall’Autorità giudiziaria maltese (QUI).
I “RISPARMI” DI 20 ANNI E IL SEQUESTRO
Contestualmente alle attività svolte e sulla scorta degli elementi di prova raccolti, la Direzione Distrettuale Antimafia - sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata - aveva delegato un’apposita indagine a carattere economico-patrimoniale finalizzata all’applicazione a carico del 43enne di una misura di prevenzione personale e patrimoniale.
In quest’ambito, i finanzieri avrebbero individuato, con riferimento al percorso esistenziale dell’imprenditore, le sue condotte ritenute “delittuose”, le frequentazioni, i legami parentali, i precedenti giudiziari e gli altri elementi ritenuti fondamentali per la formulazione, ai sensi della normativa antimafia, e da parte della competente autorità giudiziaria, del giudizio prognostico sulla pericolosità sociale.
Al riguardo, dopo aver delineato il “profilo” dell’imprenditore, anche valorizzando le risultanze dell’indagine Gambling, l’attività investigativa è stata indirizzata alla ricostruzione delle acquisizioni patrimoniali – sia dirette che indirette - effettuate nell’ultimo ventennio, accertando una costante “sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale” e la “natura illecita dell’attività d’impresa” che sarebbe stata svolta come reimpiego di attività delittuose.
Gli investigatori sostengono che l’indagine avrebbe permesso di delineare le “capacità speculative” di Ricci, che attraverso la strumentalizzazione di società formalmente con sede a Malta, ma di fatto attive in Italia, volando le norme che presiedono all’esercizio dell’attività di gioco e scommesse e a quelle antiriciclaggio, sarebbe riuscito ad accumulare un ingente patrimonio sottraendolo ai controlli ed all’imposizione fiscale da parte delle Autorità Italiane.
Alla luce di tutto ciò, il Tribunale di Reggio Calabria - su richiesta della DDA - ha disposto oggi il sequestro dell’ingente patrimonio riconducibile a Ricci e al suo nucleo familiare, costituito dall’intero compendio delle società maltesi “Oia Services Limited”, “Harvey Gaming Limited” (già “Gvc New Ltd”) e “Wls Limited”, operanti nel settore del “gambling” con profili di assoluta prominenza nell’intero panorama nazionale. Sigilli anche a da numerosi conti correnti italiani ed esteri e di due Trust radicati a Malta, di cui uno contenente un cospicuo portafoglio finanziario.