‘Ndrangheta: sventato omicidio nel vibonese, due arresti
La Squadra Mobile di Vibo Valentia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Catanzaro su richiesta della Dda, nei confronti di Antonio Campisi e Giuseppe Muzzupappa, rispettivamente di 28 e 35 anni, entrambi pregiudicati, e ritenuti responsabili di tentato omicidio, detenzione e porto di arma clandestina e ricettazione (reati tutti aggravati dal metodo mafioso) oltre che di possesso di documento falso.
Le indagini avrebbero consentito di accertare come i due indagati, insieme ad altri soggetti in corso di identificazione, avessero pianificato un progetto omicidiario nei confronti di appartenenti alla cosca mafiosa dei “Loielo”, operante nel territorio delle pre-serre vibonesi, nell’ambito dell’ormai nota faida con il clan opposto degli “Emanuele” e che, da anni, caratterizza quell’area per il subentro nel controllo del territorio.
Secondo gli inquirenti non a caso, infatti, Campisi e Muzzupappa avrebbero stabilito la loro base operativa all’interno di un appartamento a Gerocarne, utilizzato come covo per condividere obiettivi e strategie.
LE INTERCETTAZIONI
Durante le investigazioni Campisi, intercettato, avrebbe affermato che sarebbe stato meglio sparare con “un kalashnikov e un fucile”, per essere certi che “a cinquanta metri lo sfondano”. Commenti che sono poi diventati ancor più espliciti: “con tre automatici non rimane neanche la polvere…un kalashnikov serve”.
Gli investigatori avrebbero accertato anche come Campisi si fosse adoperato personalmente per eseguire alcuni sopralluoghi, affermando egli stesso di essere “andato nel pomeriggio perché voleva vedere le strade”, poiché voleva “avere la sicurezza”.
Gli indagati e le altre persone ancora da identificare, insomma, avrebbero proposto di simulare un controllo dei Carabinieri presso l’abitazione di una delle vittime designate, attraverso l’utilizzo di una macchina dotata di “lampeggiante”: a tal proposito, uno dei conversanti aveva domandato a Campisi se possedesse delle divise “tipo Carabiniere”, ricevendone una risposta positiva.
Il tempestivo intervento della Squadra Mobile avrebbe pertanto impedito il consumarsi del delitto, grazie ad una perquisizione eseguita lo scorso 30 ottobre durante la quale Campisi e Muzzupappa furono tratti in arresto, poiché colti in flagranza per la detenzione di una pistola semiautomatica clandestina, una cal. 7,65 della “Astra”, modello 4000 Falcon, con la matricola punzonata e un caricatore inserito munito di 7 cartucce e una cartuccia camerata (QUI).
Arma di cui gli stessi avrebbero tentato poco prima di disfarsi, lanciandola nel ruscello retrostante l’abitazione perquisita, ma prontamente recuperata dagli agenti.
Il solo Campisi era stato, inoltre, arrestato anche perché trovato con un documento d’identificazione falso. Ritrovati e sequestrati inoltre un giubbotto antiproiettile, un passamontagna, un somma complessiva in contante di 32.400 euro, suddivisa in banconote di diverso taglio, e un’autovettura blindata munita di sirena bitonale.
Al termine delle formalità di rito, Campisi e Muzzupappa sono stati portati in carcere.