Eyphemos. Locale di Sant’Eufemia, sequestrati armi e denaro: tre arresti in flagranza
Durante l’operazione Eyphemos di martedì scorso (QUI), gli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Palmi, in collaborazione con i colleghi del Reparto Prevenzione Crimine di Vibo Valentia e della Mobile di Napoli hanno eseguito tre arresti in flagranza per detenzione di armi clandestine.
La misura ha colpito altrettanti degli indagati su cui è stato emesso il provvedimento del Gip - su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia - e che sono stati trovati, appunto, in possesso di armi e del relativo munizionamento detenuti illegalmente.
In particolare, a Palmi, a finire in manette è stato Domenico Laurendi, trovato con una pistola Regina, cal. 6,35, senza matricola e con tanto di caricatore e cartucce, ma anche di un coltello basculante, di un pugnale e di un machete.
Laurendi, come si ricorderà, è accusato di associazione per delinquere di tipo mafioso, e gli si contesta, sempre nell’ambito dell’operazione Eyphemos, un ruolo di promotore ed organizzatore di una fazione mafiosa all’interno del locale di ‘ndrangheta di Sant’Eufemia d’Aspromonte, contrapposta a quella che si ritiene facente capo a Cosimo Idà, con l’aggravante recidiva reiterata infraquinquennale.
Secondo gli inquirenti lo stesso sarebbe stato deputato a molti ed importanti compiti all’interno dell’organizzazione, avendo anche rapporti con la “massoneria”, ed è considerato responsabile anche dei reati di estorsione, in materia armi (anche da guerra e clandestine) e stupefacenti, e di scambio elettorale politico-mafioso oltre che di intestazione fittizia di beni.
A Sant’Eufemia d’Aspromonte, invece, sempre gli uomini della Polizia di Stato hanno tratto in arresto Diego e Domenico Forgione dopo che durante una perquisizione domiciliare sono stati rinvenuti una pistola Beretta modello 70, cal. 7,65, con la matricola cancellata (asportando una parte del castello dell’arma); 28 cartucce dello stesso calibro, di cui tre inserite nel caricatore, ed altri due caricatori.
Diego Forgione è accusato anch’egli di associazione mafioso, e si ipotizza avesse un ruolo di capo ed organizzatore del locale, con il potere di mettere veto per le affiliazioni, ed in strettissimo contatto con Domenico Laurendi e gli altri affiliati.
Domenico Forgione, invece, figlio di Diego, è ritenuto responsabile di associazione di tipo mafioso con un ruolo di partecipe e con il compito di monitorare gli appalti assegnati dal Comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte e così agevolare i successivi interessi criminali della cosca.
Peraltro nel corso della vasta operazione di polizia, a Idà è stata sequestrata un’ingente somma di denaro in contante, ed in particolare oltre 62 mila euro più 230 dollari americani.
Già Vice Sindaco del Comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte, cognato di Giuseppe Alvaro, è accusato di associazione per delinquere di tipo mafioso con il ruolo di “promotore ed organizzatore” di una fazione mafiosa all’interno del locale di ‘ndrangheta di Sant’Eufemia, “con compiti di decisione, pianificazione delle attività economiche, con il potere di affiliazione”.
Altri 4430 euro, invece, sono stati trovati nella disponibilità di Domenico Luppino, già responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Sant’Eufemia e che si ritiene avesse rapporti costanti con gli altri affiliati oltre che essere partecipe alla frangia mafiosa riferibile a Domenico Laurendi.
Inoltre, a Milano, la Squadra Mobile lombarda su delega dei colleghi reggini, nel corso di una perquisizione delegata nei confronti di un soggetto indagato, ha sequestrato la somma di 105 mila euro.
Infine nella disponibilità di alcuni arrestati sono state rinvenute armi e munizioni, per i quali si è proceduto in via amministrativa al sequestro di 13 fucili, tre pistole ed il relativo munizionamento.