Covid. “Pastrocchio” a Torano, Opi: non si scarichino le responsabilità sugli infermieri
“Nessun infermiere ufficialmente ha eseguito i tamponi poi risultati errati nella casa di riposo Villa Torano. Basta con le bugie e con le false informazioni. Si faccia chiarezza, anzi. Pretendiamo che si dica chi ha eseguito quei tamponi, che metodologia applicata e di chi la responsabilità”.
Una smentita secca quella che arriva da parte del presidente dell’Ordine degli infermieri di Cosenza, Fausto Sposato, in merito alla triste vicenda della casa di cura di Torano Castello (QUI), dove tra ospiti e personale sono stati accertati, nei giorni scorsi, decine di positività al Covid (QUI), portando addirittura la presidente della Regione a “blindare” il comune bruzio per un possibile rischio “focolaio” (QUI).
I tamponi eseguiti nella struttura, oltre cento, secondo il commissario straordinario dell’Azienda Sanitaria locale, Giuseppe Zuccatelli, sono tutti da rifare perché potrebbero essere stati falsati da un'asserita mancata accortezza da parte dell’operatore che li ha eseguiti.
Da ieri la task force dell’Asp cosentina, infatti, sta rifacendo daccapo i test al personale sanitario ed ai pazienti per capire se il contagio dell’anziana risultata positiva al Covid possa aver contaminato anche gli altri.
“Stiamo leggendo sui social e su diversi siti di informazione che l’errore sia stato di un infermiere all’interno della casa di riposo nel giorno di Pasquetta. Niente di più falso”, replica però Sposato secondo il quale “non solo tutto ciò … non è vero ma l’Opi vuole ringraziare chi, da tre giorni è chiuso in quella struttura per continuare, senza soste, a svolgere il lavoro di sempre. Con dignità e professionalità. A quegli infermieri va la nostra piena solidarietà”
Sposato annuncia poi che tra qualche giorno e come già fatto nei giorni scorsi, arriveranno anche a Torano altri Dpi, dispositivi di protezione come le mascherine di plexiglas e per tutti gli operatori.
“Per una corretta e giusta applicazione ma - sbotta - non si giochi sulla pelle degli operatori sanitari già messi sotto ‘accusa’ dalla pandemia e dagli straordinari impegni lavorativi di questi giorni”.