Comune Catanzaro. Cimino: “l’Università è una cosa seria, ecco le proposte”
“Come per l’influenza sui soggetti deboli o ammalati, la campagna elettorale esercita un negativo effetto stimolante su due vecchi vizi della politica catanzarese: la divisione su tutto e l’ipocrisia. Lo conferma quello che sta avvenendo sulla questione tanto vecchia quanto risibile legata alla strumentale richiesta, e pertanto assai più risibile, di una seconda facoltà di Medicina ad Arcavacata di Cosenza-Rende. Solo una politica ridicola e stupida può, in una Calabria così malridotta e nell’attuale stagione di tagli alla scuola pubblica e all’Università, immaginare di ottenere lo sdoppiamento della Facoltà di Medicina con sede a Catanzaro. Solo una politica velenosa e incolta può utilizzare quella richiesta - riaffermata l’altro ieri con una nota assurda, tanto è vuota e inconsistente, del Presidente della Provincia di Cosenza - come terreno di scontro politico-elettorale nella nostra Città. Restare in silenzio dinnanzi ai veri scippi subiti da Catanzaro o alle false promesse elettoralistiche, o dinnanzi a provvedimenti legislativi di ieri e di oggi, che hanno sottratto risorse al Sud, alla Calabria e al suo Capoluogo, questa sì è una colpa grave che la destra e una certa sinistra non possono coprire con l’attivismo dell’ultima ora. Non protestare per l’indebolimento progressivo che ha subito l’Università calabrese, e quella con sede a Catanzaro proprio su Medicina, questo è colpevole. Al pari del silenzio sul trasferimento della Cardiologia dell’eccellenza a Reggio Calabria, nell’ambito della non ancora definita rimodulazione del Piano sanitario regionale. Se vogliamo davvero parlare di Università facciamolo con serietà e competenza, avviando, anche in questa campagna elettorale mistificante, un confronto aperto e costruttivo tra tutte le forze politiche, gli enti locali e l’Ateneo, a cui ancora, tra parole e fumose promesse su generici protocolli, si concede una certa autoreferenzialità e indipendenza dal territorio, tipiche dei paesi arretrati. Catanzaro ha bisogno della sua Università tanto quanto questa, per essere davvero moderna e aperta, ha bisogno della Città. L’Ateneo è il luogo della formazione e della ricerca, e vacuo è il suo mestiere se quanto, anche con gli appositi incentivi economici della Comunità europea, produce nel campo della formazione e dei saperi, non ritorna, in termini di cultura ed economia al territorio. L’Università è fondamentale per il rilancio del centro storico, ma vana sarà la sua recondita vocazione se essa non vorrà venire dentro le antiche mura, mentre al contrario sempre più si organizza come città chiusa. C’è un’antica proposta – il cui autore non cito – che può mettere in relazione producente le due realtà. Essa si articola in due fasi e in due spazi fisici differenti ma integrati e potenziati. Nel primo, l’Università trasferisca le sue facoltà giuridiche e umanistiche (quelle in corso e altre che verranno) nel centro storico, nei tanti edifici – a partire dal Galluppi – di grande pregio e valore, e le residenze degli studenti e dei docenti. Nel secondo, lasci, rafforzi ed estenda a Germaneto le Facoltà scientifiche, dalle Scienze mediche e farmacologiche alle altre che potranno a queste correlarsi, in maniera che, senza alcuna limitazione di spazi, possa formarsi un grande centro di ricerca scientifica di sicuro valore internazionale e di grande attrazione per i paesi che si affacciano nel Mediterraneo. C’è voglia di misurarsi su questo terreno? E volontà e coraggio e capacità e alta visione della Città? Allora, si scenda in campo, si discuta e si lotti. Ma, soprattutto, ci si unisca, perché una sola è la Città, una è la Calabria. E unica è l’ansia e la speranza delle nostre popolazioni. Il resto sono “chiacchiere e tabbaccheri e lignu” come diceva il mio papà”.