Provincia Cosenza. Greco su facoltà di Medicina
Sono letteralmente esterrefatto per le polemiche strumentali ed offensive che provengono da autorevoli esponenti delle istituzioni calabresi e nazionali. La proposta di istituire la facoltà di Medicina presso l’Università della Calabria formulata dal Presidente Oliverio e spiegata in chiave tecnico-scientifica dal Preside della Facoltà di Farmacia, prof. Sebastiano Andò ha coinvolto in una lunga discussione l’intero Consiglio Provinciale che, al di là delle appartenenze politiche, si è espresso unanimemente a favore di essa. Voglio ricordare, non entrando nel merito delle motivazioni addotte da questi autorevoli esponenti, che il senso delle istituzioni dovrebbe, prima di ogni cosa, portare a riconoscere e rispettare l’autonomia amministrativa di un ente e la sua capacità di programmare e progettare il proprio territorio senza vincoli di campanile che, altrimenti, ne limiterebbero la crescita. Per questo motivo, mi sarei aspettato che la questione fosse discussa all’interno delle sedi deputate e non già consegnata a dichiarazioni di agenzia o a qualche organo di stampa. Chi occupa ruoli istituzionali, pur non condividendo le altrui idee, deve quantomeno rispettarle nella forma e avere la forza di discuterle all’interno delle uniche sedi deputate che sono gli organismi istituzionali. Le motivazioni che il Presidente Oliverio ha illustrato e che il Consiglio Provinciale ha votato all’unanimità non hanno nulla di strumentale o demagogico, ma sono quanto mai vere e reali e fotografano fedelmente una realtà che ancora oggi, nel 2011, vede il 70% dei nostri giovani che vogliono laurearsi in medicina costretti a partire per andare a studiare in altre regioni, nonostante l’ottima attività della “Magna Graecia” di Germaneto.
La sua proposta, dunque, non solo non si pone affatto in contraddizione con l’ateneo di Catanzaro ma corrisponde ad un interesse più generale che è quello di consentire alla stragrande maggioranza dei giovani e delle ragazze della nostra regione, oggi costretti ad andare fuori dalla Calabria e a scegliere facoltà diverse rispetto ai loro desideri e alle loro vocazioni, di avere un’opportunità in più per poter studiare nella propria terra. Se città e province come Bari e Foggia, Bologna, Modena, Reggio Emilia, ecc., prima di istituire le facoltà nelle loro università, si fossero dovute preoccupare delle vicinanza delle altre, mai avrebbero dato vita a quelli che oggi sono diventati veri e propri punti di eccellenza nel panorama universitario e scientifico del nostro Paese. Forse è giunto il momento di superare sterili contrapposizioni e polemiche, smettere di giocare di rimessa e di accontentarci del poco che passo lo Stato e lavorare tutt’insieme per costruire una Calabria virtuosa, solidale e unita.