Narcotraffico internazionale, risequestrati i beni a Francesco Ventrici
Un sequestro beni del valore di circa 1,3 milioni di euro è stato eseguito dai finanzieri di Catanzaro e Bologna, coordinati dalla Procura Distrettuale del capoluogo calabrese, a carico di Francesco Ventrici, ritenuto un noto narcotrafficante internazionale, originario del vibonese ma da tempo residente nel bolognese.
I Sigilli sono scattati per un appezzamento di terreno che si trova nella provincia napitina e per due fabbricati di pregio nella provincia felsinea.
L’uomo è stato coinvolto in vari procedimenti penali per l’importazione in Italia di ingenti carichi di stupefacenti provenienti dal Sudamerica, che giungevano nel nostro paese nascosti tra carichi di merce di “copertura”, come tubi di plastica inseriti in blocchi di marmo, controsoffittature in plastica, ecc., e ha già riportato delle condanne pesantissime tant’è che attualmente è in carcere per espiare una condanna e dovrà restare tra le sbarre per altri 23 anni, ovvero fino al 3 ottobre 2045.
Il decreto di sequestro scaturisce, quindi, da una valutazione preventiva del profilo criminale di Ventrici che per gli inquirenti rientrerebbe “a pieno titolo” nella categoria dei soggetti “connotati da pericolosità sociale qualificata”, così come stabilito dal Codice Antimafia.
Contestualmente, sulla base di approfondite indagini economico-patrimoniali svolte dagli specialisti dei Gico della fiamme gialle calabresi ed emiliane, coordinate dalla Procura del capoluogo di regione, gli inquirenti sono arrivati a ritenere vi sia una sproporzione tra il valore del patrimonio accumulato nel tempo dall’uomo e le fonti di reddito lecite a lui riconducibili.
Un elemento questo che ha consentito alla Autorità Giudiziaria di sottoporre a vincolo il patrimonio oggi sequestrato. Nel 2014, Ventrici era stato raggiunto già da una confisca emessa dal tribunale felsineo e che aveva colpito diversi beni oggi interessati dal provvedimento, (una villa a San Marino di Bentivoglio, i terreni e un’auto blindata, un’Alfa Romeo blindata), confisca che era stata però annullata dalla Corte di Cassazione che, su istanza dell’interessato, aveva sancito la competenza della Procura di Catanzaro (QUI).