Naufragio Cutro, parla un testimone: “Sul posto c’eravamo solo noi”
Nuovo capitolo nel processo sul naufragio di Steccato di Cutro: questa volta è stato uno dei testimoni presenti sul posto, Ivan Paone, a rispondere alle domande degli avvocati su quanto accaduto quella notte, i cui morirono 94 persone a poche centinaia di metri dalla riva.
Alla richiesta di informazioni su chi fosse presente in quel drammatico frangente, il pescatore ha risposto: "Quando ho chiamato la Guardia costiera per avvisarla della presenza di una barca in pericolo, mi hanno detto che sapevano già dell'imbarcazione naufragata, ma sul posto, in quel momento, non c'era ancora nessuno. Né loro e neppure i carabinieri".
Lo stesso pescatore, rispondendo alle specifiche richieste dell'avvocato Francesco Verri, ha poi precisato di aver avvisato la Guardia Costiera alle 4.34 del mattino. "Ho riferito che c'era una barca in difficoltà a causa del mare mosso dalla quale provenivano grida. La Guardia costiera mi ha risposto che ne erano al corrente. Però sulla spiaggia, nel momento del naufragio, c'eravamo soltanto noi".
Affermazioni importanti, rilasciate nel corso del processo a carico dei tre presunti scafisti - Sami Fuat, Khalid Arslan e Ishaq Hassnan - dopo la prima richiesta di condanna nei confronti di Gun Ufuk (LEGGI). Il processo verrà ora aggiornato il prossimo 10 aprile, quando saranno ascoltati tre sopravvissuti residenti all'estero.
Nel mentre, si apprende che ci vorrà almeno un altro mese per portare a conclusione il secondo filone delle indagini, inerente ai presunti ritardi nei soccorsi dopo la segnalazione di Frontex: indagine che coinvolgerebbe altre sei persone di cui tre appartenenti alla Guardia di Finanza.