Ancora minacce al parroco di Pannaconi, candeggina nell’acqua e nel vino
Ancora sotto mira il parroco della piccola frazione di Pannaconi di Cessaniti, nel vibonese, don Felice Palamara: dopo il caso di qualche giorno fa quando la sua auto è stata danneggiata da ignoti che con un taglierino vi hanno disegnato delle croci e delle scritte, ed una lettera di minacce di cui è stato fatto oggetto, questa volta la cosa si è fatta ancora più sera.
Ieri pomeriggio, mentre celebrava la messa nella chiesa di San Nicola, in particolare la comunione, don Felice, si è reso conto difatti che qualcosa non andava accorgendosi di un odore strano nelle ampolle dell’acqua e del vino, poi accertando vi fosse stata versata della candeggina che, se ingerita, avrebbe avuto conseguenze certamente gravi per il sacerdote. Il parroco ha quindi interrotto la messa e denunciato ai carabinieri quanto accaduto.
A Pannaconi, dopo aver appreso del fatto, è arrivato anche il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro, diocesi che, come ha precisato lo stesso pastore in una nota, “sta vivendo un momento di sofferenza a causa di atti intimidatori che nulla hanno a che fare con la normale vita cristiana delle parrocchie”.
Il vescovo si è quindi appellato alle comunità cristiane “perché - ha scritto - non si lascino scoraggiare da questo linguaggio di violenza. Non dobbiamo cedere a questa logica, facendoci tentare dallo sconforto e dalla rabbia”.
“Non possiamo accettare questo linguaggio, non dobbiamo rispondere all’odio con odio, sapendo che non è possibile dialogare davvero con chi si rifiuta di farlo” ha poi affermato il vescovo ringraziando le forze dell’ordine “per la professionalità con la quale ci stanno aiutando e sostenendo in questo momento umanamente difficile”.
“Anch’io – ha infine rassicurato mons. Nostro - continuerò a garantire ai miei sacerdoti la mia costante presenza perché possano svolgere il proprio prezioso servizio in favore del Popolo di Dio”.
Don Felice si è invece affidato ai social per esprimere il suo pensiero sull’accaduto: “La mia vendetta - ha scritto - si chiama amore, il mio scudo perdono, la mia armatura misericordia. Il mio agire sarà l’accoglienza, la mia parola la preghiera, il mio gesto un cuore aperto, la mia battaglia il loro cambiamento. Non mi soffermo agli ostacoli, né mi lascerò impaurire dal buio, perché al di là di tutto chiunque sia, qualsiasi cosa è stata fatta per me è, e rimane quel fratello solamente d' amare, anche se la giustizia dovrà fare il suo corso”