Sindacati uniti in una menifestazione per ricordare i morti di Lampedusa
Tante piccole candele strette tra le mani di giovani, donne, uomini e bambini. Sguardi commossi e sorrisi appena accennati quando si lanciano dei palloncini bianchi all’arrivo alla Mediateca del Paese.
Camminano in silenzio, nonostante la pioggia, gli immigrati di Riace e delle comunità del territorio provinciale che, in occasione della manifestazione indetta dalle organizzazioni sindacali . della Provincia di Reggio Calabria, si sono riuniti nel Paese dell’accoglienza per dare un ultimo e sincero saluto alle vittime del naufragio di Lampedusa.
Una marcia breve ma intensa, quella delle tante persone che – insieme – hanno sfilato lungo le strade di Riace con, in apertura, uno striscione con la scritta “Fermiamo le stragi nel Mediterraneo” legata al simbolo della pace.
I Segretari di Cgil, Cisl e Uil della Provincia di Reggio Calabria hanno, infatti, voluto testimoniare la propria vicinanza e solidarietà alle comunità di immigrati che, in questi tristi giorni, hanno visto decine e decine di fratelli e sorelle morire nel mare di Lampedusa. Con il cuore carico di sentimenti ed emozioni hanno ricordato così l’esperienza di un viaggio verso la Terra Promessa, fatto di stenti, morte e dolore. Un viaggio che, in molti, tra loro, hanno vissuto.
A celebrare questo giorno di commemorazione, nella sala della Mediateca di Riace, c’erano tanti calabresi insieme agli immigrati. C’erano i Segretari Generali di Cgil e Cisl RC, Mimma Pacifici e Domenico Serranò; Santo Biondo della Segreteria della Uil provinciale.
C’era Mimmo Lucano, il sindaco di tutti. C’erano esponenti istituzionali dei Comuni limitrofi, tra cui il Sindaco di Roccella Giuseppe Certomà. C’era il rappresentante della comunità copta di Riace, Abona Pola e di quella melitese, Ben. E, poi, decine di messaggi di solidarietà giunti dal mondo istituzionale e che sono stati letti nel corso dell’incontro in Mediateca.
Così è stata scritta una nuova pagina della storia di Riace, perché “è proprio qui – ha detto Mimma Pacifici - dove la vita degli immigrati si è concretizzata e viene quotidianamente vissuta che abbiamo voluto svolgere questa manifestazione. Un’iniziativa, di carattere nazionale, che noi – come Organizzazioni Sindacali – abbiamo scelto di fare a Riace e non in piazza, di fronte alla Prefettura, come è accaduto in altre città del paese. Perché è qui, nel Paese dell’Accoglienza, dove c’è quello spirito di apertura mentale e culturale che sta contagiando la nostra Provincia e che, vogliamo, contagi tutta la Calabria e tutto il mondo. Non si può vivere in un Paese che si dice democratico quando manca la vera libertà che è sinonimo di apertura. Quando ci sono confini chiusi, quando il soccorso in mare diventa reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Riace è simbolo di questa apertura”.
A rimarcare le parole di Mimma Pacifici, anche Domenico Serranò: “per noi, Riace è solidarietà concreta. È il luogo dove l’accoglienza è reale. La legge sull’immigrazione italiana va in contrasto con questo messaggio. Un messaggio che anche la comunità cristiana e Papa Francesco hanno più volte ribadito in questi giorni di dolore e di riflessione”.
Di legge iniqua e di un ruolo maggiore dell’Unione Europea nella creazione di una legislazione diversa ha parlato anche Santo Biondo: “Come accaduto a Riace, è possibile dare vita a villaggi globali e multietnici anche nel resto dell’Italia e dell’Europea, attraverso uno spirito collettivo di partecipazione e non di respingimento così come ci viene imposto da una legge ingiusta e contraddittoria”.
Momenti di riflessione anche durante gli interventi dei rappresentanti delle comunità locali (il prete copto e Ben): il primo ha letto un testo in lingua araba; il secondo ha sottolineato il ruolo di Riace, dove si attua quotidianamente “una lezione di vita”.
Anche il sindaco di Roccella ha definito Riace come un’opportunità perché “dal suo modello si può creare una politica di accoglienza che guarda allo sviluppo dell’intera collettività”, in contrasto allo spopolamento di un territorio che ha vissuto e vive il dramma dell’emigrazione.
Infine, le parole di Mimmo Lucano hanno risuonato come un monito verso il mondo politico-istituzionale italiano ed europeo: “vergogna e sdegno per quanto è accaduto a Lampedusa e che non deve più accadere. Non basta la solidarietà quando avvengono queste tragedie ma servono interventi concreti di solidarietà e di politiche di accoglienza che non siano solo emergenziali. Abbiamo dimostrato che un modello di accoglienza è possibile, recuperando il centro storico del nostro paese. Un paese con una popolazione ci circa mille abitanti, di cui 320 immigrati perfettamente integrati e parte della comunità. È un percorso difficile ma possibile, al di là di leggi ingiuste e di istituzioni (come quelle europee) che non guardano in questa direzione. Un processo di accoglienza è possibile. Noi lo abbiamo fatto. Noi lo stiamo facendo”.