Usura: operazione Vibo, Dda aveva chiesto altri tre arresti
Ci sono anche tre indagati a piede libero nell'operazione della Squadra Mobile di Catanzaro che ha portato a far luce su pressioni e minacce ai danni di Pietro Di Costa, titolare di un istituto di vigilanza nel Vibonese. Si tratta di Luciano Chiriano, 56 anni, di Stefanaconi, in provincia di Vibo; Michele Cuccione, 55 anni, di Vibo; Giovanni Navarra, 39 anni, di Tropea, nel Vibonese. Per Cuccione e Navarra, secondo quanto apprende l'Agi, i pm della Dda di Catanzaro, Giuseppe Borrelli e Pierpaolo Bruni, avevano chiesto l'arresto in carcere, mentre per Chiriano la detenzione ai domiciliari.
Il gip ha però rigettato la misura per i tre non ravvisando esigenze cautelari. Cuccione, in concorso con Domenico Lo Bianco di Vibo (per il quale è stato disposto l'obbligo di dimora), è accusato di intestazione fittizia di beni, in quanto dopo aver acquistato a Tropea un terreno da Domenico Di Costa ne avrebbe trasferito la disponibilità a Lo Bianco. Chiriano e Lo Bianco sono invece accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso per aver costretto una donna di Vibo a rinunciare ad un credito di 25mila euro. Navarra è infine accusato di ricettazione di assegni per 28mila euro e tentato favoreggiamento per aver cercato di far eludere le investigazioni della Dda nei confronti di Agostino Papaianni (clan Mancuso) e Antonio La Rosa dell'omonimo clan di Tropea. Cuccione è stato già condannato nell'inchiesta sulle aste truccate a Vibo. (AGI)
AGGIORNAMENTO
h 16:56 | "Dalle dichiarazioni di Pietro Di Costa e dai riscontri acquisiti emerge uno spaccato inquietante sui rapporti tra la Questura di Vibo e taluni istituti di vigilanza". E' quanto scrive il gip nell'ordinanza notificata oggi dalla Squadra Mobile di Catanzaro e che mira a far luce pure sul settore degli istituti di vigilanza del Vibonese. Settore che, per Dda e gip, appare "permeabile all'influenza delle organizzazioni mafiose, risultando evidente - scrive il gip - che queste, attraverso i titolari degli istituti di vigilanza, intrecciano addirittura rapporti con le istituzioni". Per il gip, a Vibo vi sarebbero diversi "istituti di vigilanza legati alla 'ndrangheta", alcuni dei quali "collusi con gli apparati istituzionali che, per quanto concerne Di Costa, si era tradotto in un abnorme incremento dei controlli da parte della Questura di Vibo".
In tale contesto, agli arresti domiciliari e' finito il sovrintendente della polizia, Stefano Mercadante della Questura di Vibo, addetto alla sorveglianza sugli istituti di vigilanza privati. Il poliziotto sarebbe stato pagato nel 2011 da Michele Purita (finito ai domiciliari) per omettere i controlli nel suo istituto di vigilanza. I rapporti illeciti fra i due, secondo il gip, sarebbero stati "noti alla struttura dei funzionari della Questura di Vibo, per come si evince da un'intercettazione telefonica" fra due alti dirigenti della stessa Questura. (AGI)