Raffaele Vrenna assolto in Cassazione per i reati di falso e di scambio elettorale
Il processo Puma si è concluso definitivamente con un’assoluzione piena per Raffaele Vrenna da tutti i reati a lui ascritti, compreso quello di falso ideologico e di scambio elettorale di cui era stato imputato, inizialmente, oltre all’ipotesi più grave di concorso esterno in associazione mafiosa.
Per quanto riguarda il reato esterno in associazione mafiosa, dopo una prima condanna Vrenna fu assolto dalla Corte di Appello di Catanzaro per insussistenza del fatto e tale assoluzione fu confermata dalla Corte di Cassazione a cui aveva fatto ricorso la Procura Generale. Una volta divenuta definitiva l’assoluzione per il reato più grave, la Corte di Cassazione aveva annullato per le rimanenti ipotesi di falso e scambio elettorale.
La corte di Appello di Catanzaro, investita della questione da parte del Supremo Collegio, dichiarò il non luogo a procedere per entrambi i reati in quanto estinti per prescrizione. Avverso tale sentenza i difensori di Raffaele Vrenna, il professor Franco Coppi e l’avvocato Francesco Gambardella, interposero ricorso per Cassazione lamentando che i fatti contestati a Vrenna erano insussistenti e per tale ragione la Corte di Appello avrebbe dovuto assolverlo nel merito e non già dichiarare il reato prescritto. Da qui la fissazione di un nuovo ricorso in Cassazione, celebratosi il 17 dicembre del 2013. Nel corso dell’udienza il Procuratore Generale della Cassazione aveva chiesto che il ricorso della difesa fosse dichiarato inammissibile. Dopo la requisitoria hanno preso la parola gli avvocati Gambardella e Coppi sostenendo come, invece, il ricorso fosse fondato e come fosse necessario che a Vrenna venisse riconosciuta la sua assoluta innocenza non essendo sussistente il fatto a lui addebitato.
Dopo una lunga camera di consiglio, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro, assolvendo Vrenna dai rimanenti reati a lui ascritti per insussistenza del fatto.