Tribunali: alla Consulta scontro Regioni-Governo su referendum
E' scontro tra il governo e le regioni sulla proposta di referendum abrogativo della nuova geografia giudiziaria, presentata da nove Consigli regionali. Durante l'udienza a porte chiusa, svoltasi stamane alla Corte Costituzionale, durata poco più di un'ora, le posizioni tra le due parti sono rimaste inconciliabili.
Da un lato, i nove Consigli regionali (Puglia, Calabria, Basilicata, Friuli, Piemonte , Abruzzo, Liguria, Campania e Marche) che ritengono necessaria la consultazione popolare per l'abrogazione della riforma che, entrata in vigore il 13 settembre scorso, ha portato alla chiusura di circa mille uffici giudiziari minori, dall'altro, l'Avvocatura dello Stato che, in rappresentanza del governo, ha sostenuto l'inammissibilità del quesito referendario e il rischio che con un'abrogazione della riforma si vada incontro ad un vuoto normativo. La Consulta deciderà nelle prossime ore.
Il referendum ha già avuto il via libera della Cassazione, mentre ai giudici delle leggi spetta il vaglio costituzionale. "Questa legge non e' collegata al bilancio - ha spiegato al termine dell'udienza a porte chiuse Mario Petrella, in rappresentanza dei Consigli regionali di Abruzzo, Basilicata e Liguria - dunque non rientra tra le eccezioni previste dall'articolo della Costituzione che regola i referendum, come invece sostiene l'Avvocatura dello Stato".
"Bisogna tenere conto dei disservizi che questa riforma ha provocato per i cittadini - ha aggiunto Angelo Marzochella, che ha rappresentato la Campania - dai luoghi più lontani come ad esempio Ischia o Capri, in molti non riescono ad accedere alla giustizia". Se la Consulta non ammettera' il referendum, le regioni si dicono pronte a ricorrere alla Corte di giustizia europea.
"Abbiamo già deciso di proseguire unitariamente nell'avversare la riforma sulla geografia giudiziaria - spiega Fabiana Contestabile, coordinatore nazionale del comitato che si è costituito nello scorso dicembre e che riunisce i nove Consigli regionali promotori del referendum e altri rappresentanti territoriali che dicono no ai tagli dei tribunali - siamo pronti a ricorrere alla Corte di giustizia europea perche' questa riforma mette in discussione il diritto del cittadino all'accesso alla giustizia". (AGI)