RA,Gi onlus: l’équipe di “Nutriamoci di Vita” prosegue il suo tour nelle scuole

Catanzaro Attualità

L’équipe di “Nutriamoci di Vita”, sezione attiva all’interno della Ra.GI. onlus, prosegue il suo tour per le scuole della Calabria, tenendo aperto il dialogo con gli studenti sulla questione dei disturbi del comportamento alimentare.

Il simbolo del Fiocchetto Lilla, festeggiato il 15 marzo e legato alla storia di Giulia Tavilla, morta di bulimia a soli diciassette anni, è divenuto l’emblema di una campagna di prevenzione ed informazione sui Dca, che sta interessando anche le scuole medie.

Tale decisione scaturisce dalla consapevolezza che è proprio con i ragazzi dagli 11 ai 13 anni che occorre iniziare a fare prevenzione, perché la prima adolescenza è un momento di estrema vulnerabilità nel processo di sviluppo dell’immagine corporea. Oltretutto, secondo i dati della Consulta nazionale (di cui anche la Ra.Gi. è entrata a far parte) l’età dei giovani vittime dei Dca si sta abbassando pericolosamente.

Questo motiva la scelta del titolo “Non c’è più tempo”, per una campagna, attivata con il sostegno di Fondazione Calabria Etica, retta da Pasqualino Ruberto, che sta riscuotendo un enorme successo in tutta la regione, stimolando l’interesse di docenti, genitori e dirigenti scolastici, che continuano a richiedere l’intervento dell’équipe di esperte della Ra.Gi..

Dopo aver fatto tappa in diversi istituti scolastici della Calabria, la terapeuta psico-corporea ed esperta in comunicazione Elena Sodano, la nutrizionista Assunta Ranieri e la psicologa Chiara Caccavari, sono tornate a rivolgersi agli studenti del capoluogo con un incontro svolto oggi, sabato 12 aprile, presso la scuola media “Patari-Rodari”.

Gli strumenti scelti per parlare ai ragazzi sono stati come sempre spot, video, musiche e supporti motivazionali, volantini ed opuscoli; un modus operandi che rappresenta la caratteristica principale della campagna “Non c’è più tempo” e si è rivelato vincente soprattutto perché arriva ai ragazzi mediante il loro stesso linguaggio.

“Emozione” è la parola che ha fatto da sfondo all’incontro con gli oltre 70 studenti di seconda e terza media della “Patari-Rodari”. È sulle emozioni che si è cercato di fare leva per giungere al cuore dei ragazzi, per fare breccia nelle loro paure più profonde, soprattutto quelle legate alle sfide di un’età difficile come la pre-adolescenza, quando si cerca ancora una propria identità e si corre il rischio di restare intrappolati nella rete dell’omologazione, per essere accettati dai propri coetanei.

Quella della Ra.Gi. è una protesta dolce verso i meccanismi di una società che ci costringe a ricercare nella magrezza il segreto del successo. Una società dell’immagine, dove conta soprattutto l’apparenza a scapito dell’essenza autentica che ci rende unici così come siamo. È questo che si cerca di trasmettere ai ragazzi, mediante la stimolazione delle loro emozioni, che nascono dallo sfiorare le corde di una sensibilità troppo spesso nascosta o mascherata per paura di mettere a nudo la propria fragilità.

“Il fare leva sulla sfera emozionale, però si è rivelato efficace soprattutto con i ragazzi delle zone periferiche o dei comuni limitrofi – hanno affermato le professioniste della Ra.Gi. – possiamo affermarlo grazie all’esperienza pluriennale maturata a contatto con gli studenti. I ragazzi di città, hanno perso la genuinità tipica della gente che vive in contesti più semplici e meno moderni. Si emozionano di meno e tendono a banalizzare le emozioni. A differenza dei loro coetanei, inoltre, appaiono maggiormente proiettati verso canoni e modelli del mondo adulto”.

Un’altra differenza tra il contesto cittadino e le zone limitrofe è il disinteresse dei genitori degli studenti della “Patari-Rodari”, che non sono intervenuti ad un incontro, organizzato di sabato proprio per agevolarne la presenza.

Cosa molto grave se si pensa che un ruolo fondamentale nella prevenzione dei Dca è ricoperto proprio dal dialogo tra i ragazzi e i propri genitori. È in famiglia che tutto ha inizio ed è lì che si può cercare la soluzione del problema, mediante il riconoscimento dei segnali tipici dell’insorgenza di una patologia legata ai Dca. Perché da queste malattie si può guarire.