Processo “Cosa Mia”: la Cassazione rimette in libertà i “Bruzzise”
Sono ritornati in libertà Giovanni Bruzzise, Vincenzo Bruzzise, Vincenzo Cambareri, Angela Carbone e Diego Rao condannati, dalla Corte di Assise di Palmi, in quanto ritenuti responsabili di partecipazione ad un’associazione a delinquere di stampo mafioso denominata “Cosca Bruzzise” operante a Barritteri di Seminara.
Il loro difensore, avvocato Antonino Napoli, aveva richiesto alla Corte di Assise di Palmi di dichiarare cessata la misura cautelare perché, dall’emissione del decreto che dispone il giudizio, era decorso il termine massimo di fase del primo grado.
La Corte non condividendo le tesi del difensore aveva rigettato l’istanza ritenendo che il termine non era decorso poiché bisognava aggiungere anche quello relativo ai periodi in cui il processo era stato rinviato per l’astensione dei difensori e quello di sospensione per la ricusazione che uno degli imputati, Domenico Gallico, aveva presentato nei confronti della Corte.
Avverso il rigetto dell’istanza, l’avvocato Antonino Napoli aveva proposto appello al Tribunale della Libertà di Reggio Calabria che lo aveva, a sua volta, rigettato ritenendo che al termine massimo di fase bisognava aggiungere gli ulteriori 6 mesi previsti dall’art. 303 (comma 1 lett. b), numero 3 bis c.p.p. ed i periodi di sospensione per l’astensione delle difese dalle udienze per adesione ad agitazione di categoria.
Il difensore dei “Bruzzise” non condividendo le argomentazioni del Tribunale della Libertà ha proposto ricorso in Cassazione sostenendo che il termine massimo di due anni non poteva essere superato né con l’aggiunta dei 6 mesi né con l’aggiunta dei periodi di rinvio del processo per la partecipazione dei difensori all’astensione e ciò in virtù di alcune recenti sentenze, pronunciate dalla Cassazione a Sezioni Unite, secondo le quali l’astensione dalle udienze, proclamata dalle associazioni di categoria, è “un diritto, quindi, e non semplicemente un legittimo impedimento partecipativo” determinando, pertanto, una sostanziale modifica del precedente orientamento che non riteneva la predetta astensione assimilabile ad un “legittimo impedimento”.
Relativamente all’ulteriore periodo di 6 mesi il difensore ha evidenziato che una recente sentenza della Cassazione, sempre a Sezioni Unite, aveva escluso la possibilità di aggiungere ulteriori sei mesi al termine massimo di fase di carcerazione preventiva.
Gli imputati del processo “Cosa Mia”, tutti recentemente condannati dalla Corte di Assise di Palmi che oggi sono ritornati in libertà, sono Vincenzo Bruzzise, condannato a 14 anni, Diego Rao, condannato a 10 anni, Giovanni Bruzzise, condannato a 9 anni, Carmela Carbone, condannata a 9 anni, e Vincenzo Cambareri, condannato a 7 anni e sei mesi tutti familiari (fratello, figlio, moglie e generi) di Giuseppe Bruzzise, ritenuto il capo della presunta cosca Bruzzise condannato all’ergastolo per i fatti risalenti alla faida di Palmi tra i Condello ed i Gallico.
Adesso gli imputati potranno attendere in libertà l’esito del giudizio di appello che sarà celebrato davanti alla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria.