‘Ndrangheta: processo “Cosa mia”, 22 condanne
Sono 163 in totale gli anni di carcere inferti nel pomeriggio di ieri dal gup di Reggio Calabria Antonino Laganà contro i 22 imputati coinvolti nel processo denominato "Cosa mia", procedimento della Dda di Reggio contro le cosche di Palmi e Barritteri di Seminara. Una sola assoluzione, quella di Antonino Gallico. L'inchiesta, scattata nell'aprile 2010, trae spunto da due diverse indagini: quella sulle estorsioni imposte dai clan contro le imprese che lavoravano ai lavori di ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria, la cosiddetta "tassa ambientale", e quella su una serie di omicidi compiuti nella faida di Palmi degli anni '80 e '90 rimasti insoluti. Nel processo e' entrato anche uno dei capi storici della 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro, Umberto Bellocco, capo dell'omonima cosca di Rosarno, condannato a 18 anni di carcere. Pesanti anche le condanne inferte alle donne della famiglia Gallico: si va dai 9 anni di Italia agli 8 e quattro mesi di reclusione inferti a Maria Antonietta. Condannati anche alcuni imprenditori accusati di favoreggiamento alla cosca Gallico: Francesca Campagna e' stato condannato a 6 mesi di reclusione, mentre i fratelli Alberto e Giovanni Cedro sono stati condannati a 9 mesi.
Confermato in pieno il castello accusatorio portato in aula dai pm della Dda di Reggio Calabria Roberto Di Palma e Giovanni Musarò, che nel corso della loro requisitoria avevano chiesto un totale di 178 anni di carcere per il 23 imputati nel procedimento celebrato con il rito abbreviato. L'operazione Cosa mia è la naturale prosecuzione di un'altra indagine dell'antimafia Reggina, quell'operazione Arca che aveva svelato gli appetiti delle cosche nei lavori di ammodernamento dell'autostrada, imponendo un'estorsione del 3% e l'impiego di manodopera vicina ai clan.