Il Comitato Cittadini Aeroporto Crotone scrive al sindaco Pugliese
“E’ arrivato il momento di decidere cosa si vuol fare del nostro territorio. Si può condividere l’idea che il nostro futuro venga dal mare ma resta solo un’idea, il dato di fatto è che stiamo affogando!
Il Comitato Cittadini Aeroporto Crotone, in attesa ormai da troppo tempo di risposte in merito alla riapertura dell’aeroporto Sant’Anna, intende investirla formalmente affinché si giunga, nel più breve tempo possibile, alla risoluzione della problematica e alla riapertura della nostra importante infrastruttura”. Così in una lettera, Martino Giuseppe e Ines Maroni in rappresentanza del Comitato Cittadini Aeroporto Crotone richiamano sulla questione dello scalo cittadino l’attenzione del sindaco di Crotone.
“Il silenzio di tutta la Politica locale, regionale e nazionale sulla vicenda è inaccettabile – lamenta il comitato – i Cittadini pretendono che i Responsabili Istituzionali, deputati alla programmazione e sviluppo economico del territorio, debbano farsi carico di un vigile controllo su tutti gli atti che devono condurre alla riattivazione dello scalo e alla tutela del diritto alla mobilità. IL Comitato, volendo sollecitare le coscienze di coloro che sono deputati ad agire nell’interesse della comunità, intende affrontare un percorso comune che possa consentire al territorio di avere soddisfatto il suo diritto primario. I Cittadini, che fino ad ora hanno improntato ogni azione di protesta in un alveo di legalità, sono ormai stanchi e indirizzati ad azioni forti ed eclatanti di fronte al perdurare di una stagnante inattività da parte di chi persegue solo interessi di parte”.
“Il Comitato, in questa fase, si pone per l’ennesima volta in una posizione di collaborazione e confronto, chiedendo il Suo intervento e l'intervento di tutti i Sindaci della fascia Jonica – concludono i due rappresentanti – convinto, ancora, che il buon senso e la tutela del bene comune possano essere messi al di sopra di qualsiasi conflitto partitico o di qualsiasi altro interesse. A chiedere quanto sopra non è il Comitato, che funge solo da trait d’union fra cittadinanza e istituzioni, sono i 4.000 firmatari della petizione, sono i nostri giovani, i nostri figli, i nostri malati, sono tutti coloro ai quali è stato negato il diritto al calore familiare, alle cure che spesso devono essere cercate lontano dalla propria terra, sono tutti quelli ai quali è stato tolto il diritto alla mobilità”.