Centrale Enel di Rossano: Comitato, la Regione rinuncia al lavoro e allo sviluppo
“L’uomo vale per la sua parola”. Così recita un vecchio proverbio calabrese. Chi lo ha pensato però non ha tenuto conto degli uomini della politica. - è quanto si legge in una nota diffusa dal CO.RI.C.E.R., il Comitato per la riconversione della Centrale Enel di Rossano - Costoro è difficile che mantengano quanto dichiarano appena qualche ora prima. Un esempio concreto viene dalla massima espressione politica calabrese che risponde al nome del governatore Giuseppe Scopelliti. Non più tardi di un mese fa Scopelliti ci aveva rassicurato che avrebbe convocato un tavolo istituzionale per la riconversione della centrale ENEL di Rossano, avrebbe preteso di comprendere cosa significava per il territorio quel progetto e solo successivamente la Regione avrebbe assunto una posizione ufficiale rispetto al tema. Non più tardi di un mese fa lo stesso governatore Scopelliti si lamentava dei mancati investimenti in regione da parte delle grandi imprese ed ggi ci troviamo a dover prendere atto che la decisione del no al carbone, viene presa senza alcun confronto, senza un tavolo istituzionale e senza che qualcuno abbia sentito il dovere di rendersi conto di cosa si stia parlando. Non sfugga che un autorevole rappresentante politico, addirittura presidente della commissione ambiente, durante il suo intervento in consiglio provinciale, abbia più volte parlato di emissioni di ci, zero, due al posto di ci, o, due, scambiando la “o” per uno zero. Non sanno di cosa parlano e pretendono di decidere le sorti del proprio territorio. Una decisione votata all’unanimità (quindi anche dal consigliere regionale espressione di questo territorio, Giuseppe Caputo) che di fatto pone un freno importante all’unica occasione di sviluppo vera del territorio. Noi restiamo sempre dell’idea che una centrale a carbone pulito sia compatibile con l’ambiente e, quindi, col turismo e con l’agricoltura. Esempi di ciò che affermiamo ce ne sono a decine nei territori dove sono installate centrali a carbone di vecchia generazione e sono confermati dalle decine di prodotti a marchio DOC, DOP ed IGP che vengono lavorati nei dintorni. A maggior ragione riteniamo che lo sia anche una centrale di nuovissima generazione che abbatte le emissioni di oltre il 50% rispetto ai limiti di legge e che si avvale della sperimentazione della cattura della CO2. Ci rendiamo conto però che gli esempi non bastano a far ragionare chi non vuole ragionare. Regione, Provincia, Comune e deputazione nazionale di questo territorio non si pongono l’obiettivo di migliorare le condizioni sociali degli abitanti della sibaritide. Dietro alla presunta vocazione diversa del territorio, in realtà si nasconde il vero obiettivo che è quello di continuare a tenere i cittadini-lavoratori succubi dei padroni e dei proprietari terrieri, che così hanno la possibilità di incrementare ancora di più i loro guadagni sulla pelle della gente che ha bisogno. La gente comune però, quella che ragiona, può solo prendere atto che in tutta questa vicenda c’è un unico filo conduttore. Una regia politica unanime che coinvolge destra, sinistra e centro, rappresentativa di uomini non predisposti a saper guardare alle generazioni future. Non hanno saputo creare occasioni di lavoro e di sviluppo nel passato, dubitiamo molto che possano riuscirci nel futuro.